Montelepre, cittadinanza onoraria post mortem a Rosi alimenta dibattito locale

Continua ad animare il dibattito, la scelta della Giunta Crisci e della sua maggioranza consiliare, di voler conferire la cittadinanza onoraria post mortem a Francesco Rosi, il regista che negli anni 60 diresse le scene del docufilm girato a Montelepre sulla storia del bandito Salvatore Giuliano. Mentre tra studiosi e liberi cittadini c’è chi elogia l’iniziativa, altri esprimono il proprio disappunto, come nel caso di Renato Brignoli, già militante di Rifondazione Comunista, che si dice contrario per principio, o di Salvatore Badalamenti, autore di un libro sulla storia del fuorilegge locale, che è favorevole poiché già promotore, nel 2009, di una raccolta di firme in favore di questo risultato.
“E’ importante che il passo sia stato fatto – dice Badalamenti – e di questo bisogna riconoscere il merito al sindaco Maria Rita Crisci, alla sua squadra e al Consiglio Comunale che ha fatto propria la proposta”.
Di contro, Brignoli afferma invece che ritiene questa scelta “un fatto pubblicitario e poco significante , utile solamente per il politico che vuole mettersi in mostra, visto che è un tipo di onoreficenza che non crea rapporto, e nessuna relazione fruttuosa con il destinatario che non è più in vita. Peraltro si tratta di un riconoscimento non condiviso dall’opposizione”.
Renato Brignoli riconosce che per i monteleprini, il film di Rosi “ha il merito, tra gli altri, di avere alleggerito l’infamia di un paese, popolato all’epoca da gente omertosa che, per paura e per ignoranza proteggeva la banda Giuliano”, mentre al regista attribuisce l’onore “di avere capovolto, con il suo film, la lettura degli eventi, avendo riscattato l’immagine di Montelepre all’esterno, attraverso un’opera che ha contribuito a fare evincere che, i fatti accaduti sono stati di cronaca socio-politica nazionale, con il grande mistero di Stato e, non arginati a luoghi comuni, leggende o episodi di mafia locale. Infatti – prosegue Brignoli nella sua lettera aperta – Francesco Rosi nel suo film non incolpa o discredita la comunità monteleprina, ma soprattutto rende l’immagine di Salvatore Giuliano il grande assente nella sua opera cinematografica, riprendendolo quasi sempre di spalle e in campo lungo, per far capire agli spettatori, che il personaggio centrale, in realtà centrale non è, ma un ingranaggio molto più complesso”.
Infine, Renato Brignoli sostiene che “l’importanza di dare un riconoscimento post mortem dopo più di mezzo secolo al regista Rosi, è legato più che al film, al fatto di avere affrancato la comunità locale dai giudizi negativi, ragion per cui, sono dell’opinione che tra il gruppo di maggioranza e minoranza dei consiglieri comunali di Montelepre che, dovrebbero evitare di fare gli storici e i cineasti, si possa raggiungere una linea unitaria; quest’ultima – conclude Renato Brignoli – è una condizione necessaria per fare qualcosa di più tangibile e significativo in ricordo di questo grande maestro del cinema internazionale”.
Per Salvatore Badalamenti, invece, conferire questa onerificenza “rappresenta per la comunità un modo per saldare un debito con il grande regista. Per realizzare il suo capolavoro – si legge nella nota – Rosi si è stabilito a Montelepre, e senza spocchia, con grande curiosità, con affetto e con umiltà, ha ascoltato tutti: le autorità civili e religiose, i parenti dei banditi, la gente per strada. Al regista Giuseppe Tornatore, che era un suo estimatore, disse in un’intervista “…ho capito che per fare il mio film, dovevo diventare monteleprino”.
Il film di Rosi su Giuliano, è unanimemente riconosciuto, come un capolavoro del film d’inchiesta del Neorealismo. Anche dal punto di vista storico – prosegue Badalamenti – rimane un punto fermo da cui, chiunque vuole approfondire quelle vicende e quegli anni dolorosi, non può prescindere. La maggior parte delle verità che sappiamo sulla vicenda Giuliano (la vita, la morte e in mezzo la strage di Portella della Ginestra), le sappiamo grazie alle carte processuali (sentenza di Viterbo) e al film di Rosi. Rosi fu anche, forse soprattutto, un fine intellettuale, e una persona che amava profondamente l’Italia e soprattutto il “ suo” Sud”.

1 thought on “Montelepre, cittadinanza onoraria post mortem a Rosi alimenta dibattito locale

  1. Desidero fare una precisazione importante per me. Non sono mai stato tesserato e non sono mai stato simpatizzante del partito rifondazione Comunista. Sono stato l’ultimo segretario della sez. di Montelepre del PCI , fino allo scioglimento. Da una trentina d’anni i miei entusiasmi si sono spenti.

    Al signor Sindaco
    Ai Consiglieri Comunali – gruppo Maggioranza e minoranza-
    DI MONTELEPRE

    Personalmente, per principio, sono contrario al conferimento della cittadinanza onoraria post mortem . La ritengo un fatto pubblicitario e poco significante, utile solamente per il politico che vuole mettersi in mostra. È un tipo di onorificenza che non crea rapporto, non crea nessuna relazione fruttuosa con il designato dell’onorificenza. D’altronde è morto, come potrebbe?
    Mi aspettavo una spiegazione nella motivazione dell’onorificenza della sindaca, più attinente e più locale, più centrata nel rapporto del regista F.Rosi con Montelepre, invece di….. .
    Per i monteleprini il film del regista F.Rosi ha il merito, rispetto ai tanti meriti che ha, di avere alleggerito l’infamia che Montelepre, prima del 1961, si trovava suo malgrado a portare: paese omertoso, di gente che per paura e per ignoranza proteggeva la banda Giuliano che imponeva la sua legge al popolo e alle forze dell’ordine. Prima del film (1961) c’era una forte deformazione che relegava la questione del bandito S.Giuliano come fatto di cronaca di locale. Con il film di F.Rosi si ribalta e si capovolge definitivamente la lettura degli eventi: la banda di S.Giuliano non è più una questione di cronaca locale ma di cronaca socio-politica di dimensione nazionale. Si apre la strada al primo grande mistero di Stato. L’immagine di Montelepre all’esterno dei propri confini incomincia timidamente a essere riscattata dalla calunnia, anche se continuano a rimanere certi luoghi comuni, così come certe leggende sul bandito più biografato del mondo.
    Nel film, F.Rosi, non usa luoghi comuni, non incolpa e non discredita la comunità di Montelepre. Addirittura il personaggio evocato nel titolo del film ,“Salvatore Giuliano”, è il grande assente del film. Noi lo vedremo sempre ripreso in campo lungo, di spalle, fuori campo. Per fare capire, a noi spettatori, che il personaggio cosiddetto centrale, centrale non è. È un ingranaggio di un meccanismo molto più complesso.

    L’importanza, per Montelepre, di dare un riconoscimento dopo più di mezzo secolo, al regista Rosi, è legato più che al film al fatto di avere affrancato la comunità di montelepre dai giudizi negativi.
    Io sono dell’opinione che tra il gruppo di maggioranza e minoranza dei consiglieri Comunali di Montelepre si possa trovare, anche facilmente, un convincimento unitario(basterebbe evitare di fare gli storici e i cineasti che la sanno più lunga di tutti). Questa è una condizione necessaria per fare qualcosa di più tangibile e significativo in ricordo di questo grande maestro, del cinema internazionale, che ha frequentato e discusso con tanti nostri paesani.

    Montelepre 30 agosto 2017
    Il cittadino
    Renato Brignoli

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