Elezioni ex province, ok al nuovo rinvio

Alla fine i deputati hanno trovato l’intesa: per il rinnovo degli organi delle ex Province e delle Città metropolitane si voterà il 30 luglio prossimo. La data, quindi, riguarda anche la Città metropolitana di Palermo, che inizialmente, secondo le intenzioni del governo, doveva tornare al voto solo a settembre. Il via libera è giunto ieri dalla prima commissione all’Ars. Ma l’intesa, larghissima, prelude a un’approvazione veloce e agevole anche a Sala d’Ercole.

La data, quindi, è la “sintesi” tra le diverse proposte dei partiti di Palazzo dei Normanni. Una parte della maggioranza di Crocetta aveva infatti indicato in ottobre la data migliore per il voto, mentre ieri il Partito democratico, al termine di una riunione del gruppo parlamentare, aveva pensato a un voto in primavera. Tra le forze di opposizione, invece, era giunta la richiesta di andare subito al voto e tramite il ripristino dell’elezione diretta.

Su questo punto, ancora l’Ars non si è espressa. Il rinvio, infatti, servirà anche per “prendere tempo” e valutare nuove modifiche alla disastrata riforma delle Province del governo Crocetta. Ma in commissione si è registrato una sorta di “impegno ufficioso” delle forze politiche a lavorare a un disegno di legge per l’elezione diretta. Fortissima e trasversale è ormai oggi infatti la voglia di far tornare al voto i cittadini siciliani e ripristinare le vecchie province. Ma gli ostacoli sono legati a una possibile impugnativa di Palazzo Chigi e alla necessità di “violare” le norme della legge Delrio che il governo regionale, in sede di accordo con lo Stato, si è impegnato a “recepire integralmente”.

Si vedrà. Intanto, esiste già un disegno di legge che prevede il ritorno al voto diretto e che prevede la riduzione rispetto al passato dei componenti di giunte e Consigli, presentata dal leader dell’opposizione all’Ars Nello Musumeci.

Una cosa è certa. Il commissariamento delle Province, iniziato nel 2013, dovrà proseguire ancora. Niente elezioni e niente organi nemmeno stavolta. L’Ars infatti dovrà necessariamente approvare una proroga, prevista nel ddl esitato oggi dalla prima commissione. Sarà il terzo o quarto rinvio. Che certifica il fallimento di una riforma e che apre a un ormai probabilissimo e a tratti surreale ritorno al passato. Come se niente fosse successo in questi quattro anni.

livesicilia

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