Palermo, i Nas smascherano truffa delle protesi alla neurochirurgia del Civico

Finisce agli arresti domiciliari il direttore dell’Unità complessa di Neurochirurgia dell’ospedale Civico di Palermo Natale Francaviglia, accusato di attestare l’impianto di protesi e viti,  realtà mai installate.  Ai domiciliari pure Santo Montemurro, ex coordinatore infermieristico del reparto,   Michele Bruno, un altro infermiere, oggi pensione e Francesco Tarallo, agente della “Servizi medicali srl” di Palermo, la società finita nel mirino degli investigatori poiché considerata al centro della truffa. L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Laura Siani, è stata condotta dai carabinieri del Nucleo Antisosisticazione, i quali hanno scoperto anche una gestione spregiudicata delle liste d’attesa della Neurochirurgia: per questa ragione, sono indagati per abuso d’ufficio e falso sette medici e due infermieri. La ditta, che ha sede a Palermo,  dava protesi e dispositivi medici in conto deposito al Civico per effettuare interventi di chirurgia cranica e della colonna vertebrale: il primario ne attestava l’utilizzo, a volte in numero maggiore, e partiva il pagamento alla società. Oggi, è scattato anche un sequestro di beni, per 43 mila euro, la cifra che sarebbe stata truffata, in una quarantina di interventi. Il sequestro riguarda pure due persone non colpite dalle misure cautelari: l’infermiera Carmela Lombardo e Gianmarco Randazzo, amministratore della società fornitrice dei dispositivi medici. I Nas avevano avviato le indagini nel 2015, dopo la segnalazione di alcune irregolarità nell’utilizzo di un farmaco in sala operatoria. Poi, sono partiti i controlli a campione nelle cartelle cliniche degli interventi effettuati in reparto, da cui sarebbe emersa la truffa delle protesi fantasma, che veniva realizzata anche attraverso la falsificazione dei registri della Neurochirurgia. Nei confronti di Francaviglia non è scattata l’accusa di corruzione, ma dalle indagini è emerso che il Primario abbia vissuto,   fino al 2017, in un elegante appartamento di via Ricasoli, di proprietà della madre del titolare della società ed  amministratrice della stessa “Servizi medicali srl”. I carabinieri hanno trovato un contratto d’affitto, ufficialmente intestato alla figlia del primario, per 900 euro mensili, ma per il Gip Maria Cristina Sala c’è il sospetto di rapporti di cointeressenza”.

 

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