Operazione Destino, c’è anche un avvocato coinvolto nell’inchiesta

di redazione

Anche un avvocato è finito sotto inchiesta per favoreggiamento aggravato alla mafia, nell’ambito dell’operazione condotta dai carabinieri della Compagnia di Carini denominata Destino. Si tratta dell’avvocato Annalisa Vullo, 38 anni, con studi a Palermo e Carini, legale di Angelo Antonino Pipitone, 71 anni, considerato boss mafioso di Carini e finito in manette , ieri, assieme alla moglie Franca Pellerito di 65 anni, attualmente ai domiciliari, alla figlia Epifania Pipitone di 34 anni, al genero Benedetto Pipitone di 40 anni, al nipote Francesco Marco Pipitone di 33 ani e alla fedelissima Angela Conigliaro di 44 anni. Il libero professionista, secondo gli investigatori, sarebbe andata oltre il normale rapporto professionista-cliente, avendo aiutato Pipitone a tornare in possesso del valore di una villa da un milione e 300 mila euro, acquistata anni fa in via Venere a Mondello, intestata a prestanome e infine rivenduta. La storia dell’immobile, però, sarebbe preceduta da altri episodi che avrebbero spinto il Giudice per le indagini preliminari a scrivere che “l’avvocato Vullo chiede e ottiene l’intervento di membri della famiglia Pipitone al fine di beneficiare della loro capacità intimidatrice per ottenere un rendiconto personale”. Accuse pesanti per cui è ci è risultato impossibile ottenere una replica dalla diretta interessata, poiché irraggiungibile. Il riferimento, in particolare, è a quanto accaduto nella notte del 26 maggio 2013, quando, alle due del mattino, Benedetto Pipitone, anche lui finito in carcere ieri, avrebbe ricevuto una telefonata dalla Vullo. La donna, con tono allarmato avrebbe chiesto all’uomo di raggiungerla subito nella sua abitazione. Pare che quella sera, Annalisa Vullo, all’epoca in corsa per le elezioni comunali di Capaci, rientrando a casa dopo una cena elettorale, avrebbe trovato assieme al marito una sgradita sorpresa. Dei ladri avrebbero trafugato nel suo appartamento. Da altre intercettazioni verrebbe fuori che i Pipitone incaricarono di recuperare la refurtiva un A.C., altro personaggio conosciuto alle forze dell’ordine per una condanna per estorsione risalente a qualche anno fa. L’intercettazione telefonica recita testualmente: “… mi cade la linea perché forse i cornuti ascoltano… – dice l’uomo all’avvocatessa – … guarda il telefono vedi che non mi piace perché si sente troppo assai… non ne parlare più con nessuno chiudiamo la discussione e basta mi capisci quando parlo… comunque il problema te l’ho risolto… in settimana avrai quello che si è sfasciato… andiamo… per mezzo dei santi si va in paradiso mi capisci vero… tu non ti preoccupare”. Un’intercettazione che secondo i pubblici ministeri e il gip lascia ipotizzare che Annalisa Vullo si sia rivolta ad A.C. tramite l’intermediazione di Benedetto Pipitone, affinché lo stesso si adoperasse per recuperare il bottino del furto dì cui l’avvocato è stata vittima”. In merito alla villa, invece, il relativo atto di vendita sarebbe stato siglato il 23 luglio del 2007. Vincenzo Caruso, che ora è indagato per trasferimento fraudolento di beni, risulterebbe acquirente della metà di una lussuosa residenza di via Venere. Nel tempo avrebbe restituito ad Angelo Pipitone, ritenuto il vero proprietario, 450 mila euro. La villa sarebbe stata rivenduta nel 2013 per un milione e 300 mila euro ad una coppia di palermitani. Nella compravendita, l’intervento dell’avvocato Vullo, sarebbe stato decisivo affinché il boss Pipitone si assicurasse “il relativo prezzo-profitto realizzando un sistema di deleghe che legittimasse Vincenzo Caruso a pretendere il pagamento, anche facendo nascere nei debitori il timore per la prossima scarcerazione del capomafia”. Per gli investigatori, l’avvocato era al corrente che il vero proprietario fosse Angelo Antonino Pipitone. Durante l’operazione Destino, i militari, hanno perquisito i due studi legali della Vullo in presenza di un rappresentante dell’Ordine degli avvocati, così come impone la legge. La professionista rischia anche la sospensione dall’albo degli avvocati che, entrati in possesso degli atti dell’inchiesta della Procura, dovrà procedere ad una valutazione.

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