Terrasini, il perito della procura suggerisce il recupero della Nuova Iside

La perizia dell’esperto nominato dalla Procura di Palermo, Bruno Barbagelata, come anticipato non riesce a fare chiarezza sul tragico affondamento del peschereccio della marineria di Terrasini Nuova Iside avvenuto nella notte del 12 maggio scorso.

Lo stesso perito  ha suggerito che solo il recupero del relitto o parte di esso potrebbe fornire gli elementi certi ad oggi mancanti per una corretta e completa comparazione con i reperti prelevati dalla petroliera Vulcanello e al fine di ricostruire l’accaduto.

È quanto emerso nell’incidente probatorio fissato Gip per acquisire anticipatamente al dibattimento prove sulla presunta collisione avvenuta il 12 maggio scorso al largo di San Vito Lo Capo tra il bastimento e il peschereccio affondato.

Dai campioni prelevati dalla petroliera, nella parte in cui è stata riverniciata  prima di essere sottoposta a sequestro, non sarebbero emerse prove rilevanti, ovvero tracce di vernice del Nuova Iside. I reperti sono stati comparati con il colore trovato all’interno di una latta custodita nel magazzino del comandante del peschereccio Vito Lo Iacono; vernice che si presume sia stata utilizzata per un rimessaggio del  «Nuova Iside».   La comparazione,  dunque non ha confermato nulla, ma di conseguenza non può in realtà neanche smentire, che le due imbarcazioni siano venute a contatto.

Gli avvocati delle parti offese, presenti all’incidente probatorio così come i familiari delle vittime e i legali degli indagati della petroliera, da tempo sollecitano il recupero del relitto o,  “almeno – sottolinea l’avvocato Aldo Ruffino –  di alcune parti del Nuova Iside e nuove riprese che interessino l’area non visibile da quelle già effettuate dal cacciamine Numana.

Al riguardo si era pure impegnata il Ministro Elena Bonetti, durante una visita fatta ai familiari delle vittime nei mesi scorsi. Ma l’impegno assunto non ha mai avuto seguito.

A prescindere dall’esito della perizia, ad avvolare la tesi della collisione tra la petroliera e il motopesca Nuova Iside, restano le registrazioni rilevate dalla scatola nera della Vulcanello. Gli inquirenti hanno già ricostruito minuziosamente i minuti durante i quali  sarebbe potuta accadere la tragedia del Nuova Iside naufragato lo scorso 12 maggio nelle acque tra San Vito Lo Capo e Ustica, con tre persone a bordo: Giuseppe, Matteo e Vito Lo Iacono,  quest’ultimo ancora disperso.  In quei terribili istanti, dalle 23:00, la scatola nera della petroliera ha registrato in una manciata di secondi una serie rumori netti «compatibili con una collisione». A ciò si aggiunge, dopo circa trenta secondi dalla presunta collisione, il rumore dell’apertura di una porta in plancia e,  «una variazione di visualizzazione dei due radar banda S e X da modalità diurna a notturna», da colore blu a nero, che rappresenta  «l’unica operazione effettuata sulla consolle radar dal personale di guardia sin dall’apparizione del bersaglio avvenuta alle 22,38 di quella sera. La visione notturna del radar di plancia, inoltre, “non è stata attivata per circa due ore già dalle 21».

 Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Vincenzo Amico, sono indagati per naufragio, omicidio colposo e omissione di soccorso il rappresentante dell’Augusta Due srl  armatrice della «Vulcanello» Raffaele Brullo, il comandante della petroliera, il napoletano Gioacchino Costagliola, il timoniere romeno, Mihai Jorascu, e il terzo sottufficiale di coperta, Giuseppe Caratozzolo, di Palmi.   

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