Tragedia Nuova Iside, Padre Rasa bacchetta i politici e torna a chiedere verità e giustizia (Video)

Una Verità che ancora non arriva, un tempo che trascorre e scoraggia, una vedova che nella tragedia non ha ancora recuperato il corpo del figlio dato per disperso ed istituzioni che non hanno dato seguito agli impegni assunti nei confronti dei familiari delle vittime, sete di giustizia e bisogno di far luce su quanto accaduto la sera del 12 maggio scorso, quando al largo di San Vito Lo Capo in circostanze misteriose è sprofondato tra gli abissi il motopesca Nuova Iside. Sono gli elementi che hanno ispirato lo sfogo fatto sui social da Don Davide Rasa, parroco della Chiesa Maria Santissima della Provvidenza di Terrasini e in particolare della comunità marinara in cui opera.

Nella tragedia della Nuova Iside hanno perso la vita Matteo, Giuseppe e Vito Lo Iacono; i primi due restituiti dal mare alle famiglie qualche giorno dopo, l’altro ancora disperso.  E mentre è in corso l’incidente probatorio fissato dal giudice per le indagini preliminari per acquisire anticipatamente delle prove che potrebbero distruggersi o deteriorarsi, in particolare l’esito dei rilievi eseguiti sulla Vulcanello, la petroliera che quella notte potrebbe avere incrociato e speronato il peschereccio, in queste ore Rosalba Cracchiolo ha lanciato l’ennesimo appello alle autorità. «Voglio sapere se il corpo ritrovato nella spiaggia di San Ferdinando in Calabria lo scorso 20 giugno è quello di mio figlio Vito». Richiesta che Rosalba Cracchiolo rivolge alla Procura di Palmi che ha aperto un fascicolo d’indagine su quel corpo ritrovato nel litorale calabrese, con una formale istanza all’autorità giudiziaria per avere gli esiti della comparazione del Dna che,  all’epoca fu ordinato dal magistrato sul corpo senza vita dell’uomo rinvenuto nelle acque calabresi. I campioni vennero prelevati sulla madre e sulla sorella di Vito Lo Iacono a Messina,  lo scorso fine settembre, ma da allora non si è avuto nessun risultato sull’esame eseguito. Vito Lo Iacono aveva 27 anni; era il Comandante della Nuova Iside. Il suo corpo non è mai stato ritrovato e non è escluso che possa essere rimasto intrappolato all’interno del motopesca che continua a giacere a 1300 metri di profondità, nonostante le accorate richieste avanzate dalla famiglia, anche al Ministro Elena Bonetti,  per recuperare il relitto.

 Nell’inchiesta sull’affondamento del peschereccio Nuova Iside, coordinata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Vincenzo Amico, sono indagati per naufragio, omicidio colposo e omissione di soccorso il rappresentante della società armatrice della nave Vulcanello, la Augusta Due srl, Raffaele Brullo, il comandante della petroliera, il napoletano Gioacchino Costagliola, il timoniere romeno, Mihai Jorascu, e il terzo sottufficiale di coperta, Giuseppe Caratozzolo, di Palmi.  Da alcune indiscrezioni emerse alla vigilia dell’incidente probatorio, l’esperto nominato dalla Procura Bruno Barbagelata, non avrebbe rilevato sui campioni prelevati dalla Vulcanello, tracce evidenti per accertare la presunta collisione che la petroliera possa avere avuto il 12 maggio scorso con la Nuova Iside.  “Dobbiamo crederci o forse non si vuole andare veramente a fondo in questa storia per scoprire la verità”? si chiede Don Davide che lancia un ultimo appello alle istituzioni.

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