Alcamo, l’attentatore della strage di Nizza avrebbe soggiornato in città per due settimane

Agenti della Digos in azione, ieri pomeriggio ad Alcamo, sulle tracce dell’attentatore di Nizza, Brahim Aossaoui che fino a 7 giorni, prima di partire per la Francia, è rimasto per due settimane nella casa di un amico, un trentenne di origine tunisina,  che risiede nel centro del trapanese e la cui posizione è al vaglio degli inquirenti. Muniti di alcuni mandati di perquisizione firmati dal Dipartimento antiterrorismo della procura di Palermo, gli uomini della Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali della Polizia di Stato di Palermo e Trapan hanno prima passato al setaccio il posto in cui lavora l’amico dell’attentatore, un locale di via Mazzini in cui si vende Kebab. Il giovane pare non avere documenti e sarebbe destinatario pure di un foglio di via. Il ragazzo avrebbe riferito agli agenti che Brahim Aoussaoui sembrava una persona tranquilla e che mai avesse avuto comportamenti da indurlo a sospetti. L’attentatore pare sia partito all’improvviso.   “Stiamo facendo tutti gli accertamenti necessari – conferma a Repubblica il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi – un’attività complessa per provare a ricostruire quale tipo di rapporti ci siano stati fra l’attentatore di Nizza e la persona domiciliata  ad Alcamo  che lo ha ospitato e che è stata ascoltata dalla polizia”. Fra le ipotesi del pool antiterrorismo coordinato dal procuratore aggiunto Marzia Sabella c’è anche quella che Brahim sia stato aiutato da una delle organizzazioni che gestiscono i trasferimenti dei migranti in nord Europa.  Ma i nomi dell’attentatore e quello del suo amico sarebbero sconosciuti agli archivi delle forze dell’ordine.    La polizia sta controllando il telefonino del giovane e un computer, per capire se sia rimasto in contatto con Brahim anche dopo la partenza da Alcamo. Giunto in Italia il 20 settembre. L’attentatore era stato trasferito in un centro per migranti a Bari il 9 ottobre e, il 10 era già stato raggiunto da  un ordine di espulsione dal territorio italiano “con invito al rimpatrio”. Brahim invece, già  anche indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dalla procura di Agrigento, è sceso in Sicilia per farsi ospitare dal suo contatto ad Alcamo.

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