Villagrazia di Carini, delitto Agostino:Viminale e Regione parti civili al processo

  Il gup Alfredo Montalto ha ammesso la richiesta di costituzione di parte civile del ministero degli Interni, della presidenza del Consiglio dei ministri, della Regione Siciliana, del Comune di Palermo, del Centro Pio La Torre e di Libera, nel processo sul duplice omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, avvenuto 31 anni fa a Villagrazia di Carini. Il gup ha accolto l’istanza dei familiari di Nino Agostino, tra cui il padre Vincenzo, assistito dall’avvocato Fabio Repici e presente all’udienza preliminare nell’aula bunker del carcere Ucciardone. L’accusa ha comunicato il deposito di ulteriore attività integrativa di indagine contro i boss imputati  Nino Madonia e  Gaetano Scotto e Francesco Paolo Rizzuto, quest’ultimo amico del poliziotto assassinato, a cui l’accusa contesta solo il favoreggiamento aggravato. L’udienza è stata rinviata al 15 ottobre per interloquire sulle richieste della procura generale e delle parti civili, poi il gup scioglierà la riserva e dovrebbe pronunciarsi sul rinvio a giudizio degli imputati. Agostino e la moglie vennero uccisi il 5 agosto del 1989 davanti alla casa di famiglia a Villagrazia di Carini. A sparare furono due killer arrivati a bordo di una moto di grossa cilindrata, trovata bruciata dopo il delitto. L’inchiesta, in prima in prima battuta portò gli investigatori a seguire una pista passionale, ma con il passare degli anni venne fuori che Agostino fosse stato assoldato in una squadra di poliziotti e agenti dei servizi che avevano rapporti molto ambigui con “cosa nostra”. Un omicidio rimasto irrisolto per 31 anni, infine  la svolta. Le indagini sono state delegate alla Dia e grazie a intercettazioni e interrogatori è emerso che l’agente Agostino, formalmente assegnato a normali compiti di controllo sulle volanti, collaborava  con i servizi segreti alle indagini finalizzate alla ricerca di latitanti di mafia. Nella ricostruzione degli inquirenti fino ad ora è emerso che la vittima faceva parte, assieme a Emanuele Piazza, sequestrato e assassinato 7 mesi dopo, nel marzo 1990, e poi Giovanni Aiello, il famigerato «faccia di mostro» morto d’infarto un anno fa, di una particolare struttura di intelligence.

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