Cinisi, resta in cella Leonardo Badalamenti; entro 30 gg. la pronuncia sull’estradizione

Resta in cella Leonardo Badalamenti, secondogenito del defunto boss di Cinisi Gaetano, nonostante ieri abbia risposto alle domande dei giudici della Corte d’Appello che, lo hanno interrogato sul mandato di cattura internazionale che pendeva sulla sua testa da ben tre anni. Il figlio di Don Tano -come scrive il giornale di sicilia – avrebbe detto ai magistrati che di quella condanna non aveva più saputo nulla, tanto da aver lasciato il Brasile tre anni fa da libero cittadino e che, tornando in Sicilia, si è sempre  regolarmente presentato alla caserma dei carabinieri di Castellammare del Golfo per la misura di prevenzione a cui è stato sottoposto dal 30 novembre del 2017 fino alla stessa data del 2019. Badalamenti  avrebbe respinto ogni accusa, sostenendo di “essere stato vittima di un episodio di estorsione da parte dei poliziotti che lo avevano arrestato” in Brasile, mentre viaggiava in auto con della cocaina che non sarebbe stata sua, e di essere stato incastrato. Ma per i magistrati, Badalamenti deve comunque rimanere in carcere per pericolo di fuga, visto che in Brasile, secondo gli accertamenti dell’interopol carioca, il figlio di don Tano avrebbe utilizzato tre diversi nomi per le sue attività imprenditoriali, mentre lui ai giudici avrebbe raccontato di avere avviato un ufficio che si occupava di consulenze legali. La corte d’appello presieduta da Mario Fontana, a latere Luisa Anna Cattina e il relatore Mario Conte, hanno respinto le istanze inoltrate dal suo avvocato difensore Antonino Ganci, il quale continua a sollevare dubbi sul mandato di cattura brasiliano ed ha tentato, oltre alla revoca del provvedimento di custodia cautelare per presunte condizioni precarie del suo assistito che soffrirebbe di ipertensione arteriosa e quindi particolarmente esposto al coronavirus, di scongiurare la sua estradizione. “Il Brasile – ha fatto presente la difesa – è una nazione in cui la pandemia è in fase molto avanzata”.    Dopo l’arresto eseguito dalla Dia per il mandato di cattura internazionale spiccato dall’autorità giudiziaria brasiliana, Badalamenti potrebbe essere consegnato al paese sudamericano per scontare una condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi; al riguardo la giustizia italiana dovrebbe esprimersi entro 30 giorni.   Tornato in Italia tre anni fa, andando a vivere nella residenza della madre a Castellammare del Golfo, Leonardo Badalamenti avrebbe ripreso in mano l’azienda agricola di famiglia, ragion per cui  aveva fatto causa per ottenere la restituzione del casolare di contrada Uliveto a Cinisi finito sotto confisca. “Una persona che definiscono latitante – sottolinea il suo legale difensore Antonino Ganci –  non si comporta in questo modo; lui è stato costantemente a contatto con l’autorità giudiziaria, in ultimo per il casolare di Cinisi per il quale ha ottenuto la revoca della confisca. È stato denunciato per esercizio arbitrario delle proprie ragioni, dopo che lo stesso ha rotto il catenaccio e cambiato le serrature alla proprietà,  ma Badalamenti avrebbe a sua volta denunciato ai carabinieri il sindaco di Cinisi,  Giangiacomo Palazzolo, per mancata esecuzione dell’ordine del tribunale e  per calunnia”.

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