Terrasini, tragedia Nuova Iside: sulla Vulcanello avrebbero cercato di occultare i segni della collisione

Arriva una svolta alle indagini sulla tragedia del peschereccio Nuova Iside.

Tra il 22 e il 27 maggio, quindi circa 10 giorni dopo l’affondamento del motopesca al largo di San Vito Lo Capo, la petroliera Vulcanello sarebbe stata riverniciata; un intervento disposto dalla società armatrice Augusta due srl ed eseguita dal comandante del bastimento nella tratta tra Vibo Valentia ed Augusta.

Ciò’ emergerebbe dagli accertamenti della Procura di Palermo svolti dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Vincenzo Amico. Inoltre nell’ordinanza con cui il gip Piergiorgio Morosini autorizza un incidente probatorio sulla petroliera si legge che “le immagini effettuate dalla polizia giudiziaria a Vibo Valentia e le fotografie acquisite successivamente, dimostrerebbero come lo scafo abbia subìto notevoli modifiche atte anche ad occultare elementi probatori utili alle indagini: emergono nitidamente segni di strisce presenti sullo scafo della nave e occultate dallo strato di vernice sovrapposto”. Si allunga dunque l’elenco degli indagati che da 4 passano a 5. Oltre ai due ufficiali di plancia in servizio la sera del 12 maggio, il comandante e il rappresentante legale della società armatrice, adesso risulta indagato pure Raffaele Brullo.

Per la Procura di Palermo la petroliera Vulcanello ha provocato l’affondamento del motopesca Nuova Iside, avvenuto la sera del 12 maggio tra San Vito Lo Capo e Ustica e in cui persero la vita Matteo, Giuseppe e Vito Lo Iacono, quest’ultimo ancora disperso.

I primi due corpi sono stati restituiti dal mare; i resti di Vito, si pensa che possano giacere nel relitto individuato a 1400 metri di profondità a 30 miglia a nord da Palermo; relitto che sembra non ci sia la volonta’ di recuperare per i costi eccessivi che comporta un’operazione simile.

La famiglia ha più volte chiesto alle autorità preposte di farla riemergere, auspicando pure l’intervento del Governo Nazionale.

È di questi giorni l’ennesimo appello lanciato dal deputato della lega Lorenzo Viviani che essendo armatore conosceva personalmente la famiglia Lo Iacono, di autorizzare il recupero del relitto prima che sia troppo tardi.

Secondo il parlamentare, i Ris di Messina avrebbero accertato che alcune tavole del peschereccio riemerse ed analizzate, avrebbero mostrato segni di avvenuto urto.

Il peschereccio è di legno, quindi, secondo Lorenzo Viviani, lasciandolo ancora in acqua si rischierebbe di cancellare ulteriori prove su ciò che è avvenuto la sera del naufragio e, ancora peggio, si continuerebbe a negare a Rosalba Cracchiolo il diritto di dare degna sepoltura al figlio Vito Lo Iacono, il comandante della Nuova Iside, il cui corpo potrebbe essere rimasto intrappolato nel relitto.

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