Operazione “Cutrara”, nuovo patto tra la Sicilia e l’America

Emerge un nuovo particolare attivismo tra la mafia siciliana e quella americana nell’operazione “Cutrara” che alle prime luci dell’alba di oggi ha portato a 13 arresti e a notificare avvisi di garanzia ad 11 indagati, tra cui il sindaco di Castellammare del Golfo Nicolo’ Rizzo.

Secondo i carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani, coordinati dal Procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Francesca adesso è Gianluca De Leo, negli ultimi due anni, i viaggi da New York verso Cittadina turistica siciliana si sarebbero intensificati. Le intercettazioni avrebbero fatto emergere relazioni fra esponenti di Cosa Nostra ed insospettabili e, visite di ossequio che emissari della famiglia mafiosa Bonanno venivano a fare al boss Francesco Domingo detto “Tempesta”, considerato punto di riferimento locale del super latitante Matteo Messina Denaro.

Un rapporto dalle vecchie radici quello fra Cosa nostra siciliana e americana, accomunata dalle origini castellammaresi del clan mafioso Bonanno che, per lungo tempo, ha costituito la seconda famiglia mafiosa più importante fra le cinque operative a New York.

Legami mai sopiti e, a quanto pare rinsaldati non solo con la mafia trapanese, ma anche con quella sciacchitana.

Le investigazioni tecnologiche avrebbero captato un’importante riunione che il 30 luglio di due anni fa si sarebbe tenuta proprio a Castellammare del Golfo dove si sarebbero incontrati il capomafia di Sciacca Accursio Dimino, Sergio Gucciardi, proprietario di due bar a New York e Antonello Nicosia, ex collaboratore del parlamentare Giuseppina Occhionero, finito in manette nel novembre dello scorso anno. Insieme avrebbero incontrato un tale Stefano Turriciano che farebbe la spola tra la cittadina del trapanese e l’America in cui vive prevalentemente e che, secondo le informazioni di polizia giudiziaria, nel 2007 sarebbe stato controllato all’aeroporto Falcone e Borsellino insieme a Franco Salvatore Montagna, originario di Alcamo e fratello di Sal Montagna, affiliato alla famiglia newyorkese dei Bonanno e ucciso a Montreal, in Canada, assassinato il 24 novembre del 2011.

La riunione sarebbe avvenuta al Flower café e gli interlocutori avrebbero parlato di nuovi investimenti da fare oltreoceano, non necessariamente a New York, ma anche in California, in Texas, in Canada o in qualsiasi altro posto dove si potessero fare soldi.

Nello stesso locale, gli stessi soggetti si sarebbero incontrati pure un mese dopo, il 28 agosto ma, stavolta, alla presenza di Francesco Domingo, già condannato due volte per associazione mafiosa, ma sempre ritornato al potere, non appena scarcerato e, alla guida della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo.

Lui è un affiliato della primula rossa di Cosa Nostra che, durante la stagione delle stragi del 93 a Firenze Milano e Roma gli affido’ il compito di individuare alcuni agenti della polizia penitenziaria che lavoravano nei bracci del 41 bis nelle carceri in Sardegna. Francesco Domingo esegui’ gli ordini e gli trovo’ i contatti richiesti, ma la spedizione punitiva ideata da Matteo Messina Denaro contro questi poliziotti non avrebbe mai avuto luogo.

Segnali inquietanti sul fronte dell’altra potente famiglia newyorchese dei Gambino sono stati registrati pure a Palermo, con l’operazione condotta dalla squadra mobile di Palermo nel luglio dello scorso anno, contro 19 esponenti della famiglia mafiosa degli Inzerillo, i cosiddetti “scappati” della guerra di mafia innescata dai Corleonesi è tornati a Palermo dopo la morte del Capo dei Capi Toto’ Riina. In quel caso la Procura individuò flussi di denaro che dagli Stati Uniti arrivarono a Palermo e Torretta con delle carte prepagate.

Sul nuovo asse criminale fra la Sicilia e gli Stati Uniti, proprio nei mesi scorsi, la commissione parlamentare antimafia ha incontrato il ministro della giustizia del presidente Trump, i direttori di Dea ed Fbi, i due procuratori distrettuali di Manhattan e Brooklyn e vari responsabili delle agenzie Onu che si occupano di cooperazione internazionale in materia penale. Tra i nodi affrontati la richiesta di estradizione, ancora pendente di Ferdinando Gallina, detto Freddy, della famiglia mafiosa di Carini che è ancora a New York.

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