Alcamo, due sorelle figlie di vittime di mafia ottengono vitalizio

Il giudice del lavoro del tribunale di Trapani ha riconosciuto a due sorelle alcamesi Lorena e Antonella Aguanno di essere vittime della mafia e quindi di avere i titoli per ottenere il vitalizio da parte dello Stato. Si conclude così una battaglia legale, iniziata, sette anni fa, con la richiesta presentata al Comitato di solidarietà vittime delle mafia, istituito a Roma presso il ministero dell’Interno. L’istanza presentata dalle due sorelle, assistite dall’avvocato Alessandro Finazzo, era stata respinta nonostante nel frattempo le due donne e la mamma Anna Lucchese fossero state assunte dalla Regione. A loro tre era stato riconosciuto lo status di vittime della mafia. Hanno preso servizio nel 2013 presso l’assessorato regionale all’Agricoltura e subito dopo, tramite lo stesso legale, avevano presentato domanda  per ottenere anche il vitalizio, previsto dalla legge. Il  risarcimento trae origine dall’omicidio del padre, un allevatore di pecore incensurato, Mariano Aguanno, ucciso assieme al fratello Gaspare,  in prossimità del loro ovile di contrada Fico nel 1991. L’uccisione dei due fratelli rientrava nella strategia criminale della mafia alcamese, legata ai corleonesi di Totò Riina, di fare terra bruciata attorno a coloro i quali venivano considerati vicini alla storica famiglia Rimi di Alcamo. Durante la guerra di mafia, in quei primi 4 mesi del 1991 ci furono una trentina di morti ammazzati, tra i quali i fratelli Aguanno, diverse lupare bianche e tentati omicidi. Ora l’avvocato Finazzo, che assiste le sorelle Aguanno, chiederà il risarcimento dei danni partendo dall’anno in cui venne presentata a Roma l’istanza al Comitato di solidarietà.

Di Giuseppe Maniscalchi

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