Carini, la U.gri che smaltisce rifiuti sanitari chiede presidi di sicurezza per i lavoratori

L’emergenza Coronavirus vede in prima linea anche le aziende che ritirano, trasportano e smaltiscono il rifiuto sanitario, pericoloso e non, infettivo e non. Da oltre un mese, la “Ugri ” di Carini, in qualità di azienda aggiudicataria del servizio presso le strutture pubbliche  sanitarie della Sicilia Occidentale (gara Cuc  n. 6700735) , chiede un incontro con carattere d’urgenza  con l’assessore regionale Ruggero Razza, i Prefetti delle province e i sindaci delle città,  al fine di individuare le modalità con cui poter operare senza creare disservizi alle unità ospedaliere né all’azienda. “A distanza di un mese – scrive la Ugri in una nota – abbiamo la necessità di capire come meglio svolgere il servizio tenendo conto del  fatto che abbiamo scorte limitatissime sia di  mascherine che di tutti i dispositivi di sicurezza e di prevenzione, necessari, come prevede la legge, per svolgere un adeguato servizio di raccolta, trasporto e smaltimento rifiuti provenienti da strutture sanitarie,  senza mettere a rischio i dipendenti e  le relative famiglie nonché la comunità. In una situazione di incertezza – prosegue la nota – o addirittura nell’ impossibilità di rifornirci direttamente dei DPI sia a livello nazionale che a livello europeo,  non siamo sicuri di potere continuare a garantire il servizio a queste condizioni.  Per questa ragione chiediamo, ancora una volta, il dialogo con le istituzioni preposte per affrontare seriamente la questione. Un’impresa – si legge ancora nel documento –   ha l’obbligo di tutelare i propri dipendenti, non mettendoli a rischio visto che  nelle strutture sanitarie vengono raccolti, trasportati e smaltiti rifiuti  pericolosi e non,  ma anche infettivi e non. Dobbiamo tutelare gli operatori  applicando tutte le  precauzioni e i dispositivi si sicurezza per scongiurare possibili contaminazioni e infezioni. La risoluzione della problematica – conclude la nota – non è più rinviabile, né per la sicurezza dei lavoratori ne’ per l’efficienza delle aziende ospedaliere”.

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