Mazzette alla Regione, torna in libertà Francesco Arata ma con obbligo di dimora

 Francesco Arata, figlio di Paolo, entrambi coinvolti nell’inchiesta sulle mazzette alla Regione per favorire progetti sulle energie rinnovabili, è tornato in libertà. Sotto processo davanti alla quarta sezione del tribunale per corruzione e intestazione fittizia di beni, dopo 8 mesi trascorsi ai domiciliari è stato liberato, ma, come scrive oggi il Giornale di Sicilia, gli è stato imposto il divieto di dimora in Sicilia dove potrà tornare solo per partecipare alle udienze del procedimento ancora in corso scaturito dalle indagini condotte dalla Dia sulle attività dell’alcamese Vito Nicastri, il cosiddetto re dell’eolico,  imprenditore specializzato nelle energie alternative, sottoposto a una maxiconfisca da oltre un miliardo di euro e, considerato molto vicino al superlatitante Matteo Messina Denaro.  Un’inchiesta che include un   filone romano e che coinvolge anche l’ex sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri. L’inchiesta ha svelato un giro di corruzione e di tangenti che sarebbero state elargite al partinicese Giacomo Causarano e ad Alberto Tinnirello, entrambi dirigenti dell’assessorato regionale all’Energia, per ottenere il rilascio di un’autorizzazione unica per la realizzazione di impianti eolici a Francofonte ed Enna. L’alcamese Vito Nicastri, però, dallo scorso mese di giugno è classificato “dichiarante” attendibile dai giudici, con cui  collabora pur essendogli stati inflitti 9 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa; accusa che l’imputato ha sempre respinto. Anche suo figlio Manlio ha deciso di collaborare con gli investigatori. Il faccendiere della Lega Paolo Arata era socio di Vito Nicastri e, i due, avrebbero da sempre fornito dichiarazioni contrastanti.  

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