Alcamo, strage casermetta: Gulotta chiede che venga tolto il Segreto di Stato

   Arrestato ed assolto da ogni accusa, l’alcamese Giuseppe Gulotta  ha ripercorso  un calvario durato oltre 35 anni davanti alla Commissione nazionale antimafia, presieduta da Nicola Morra. Giuseppe Gulotta ha scontato 22 anni di carcere, perché era stato condannato all’ergastolo, per la strage di Alcamo Marina avvenuta nel gennaio del 1976. Nella casermetta vennero uccisi i carabinieri Salvatore Falcetta e Carmine Apuzzo. Davanti alla Commissione, riunita lunedì sera a Roma in seduta plenaria a Palazzo San Macuto, Giuseppe Gulotta ha raccontato alcune esperienze vissute dopo l’arresto. La confessione estorta a seguito di torture subite dai carabinieri nella casermetta di Sirignano. Ha raccontato le ripercussioni che ha avuto nella sua vita personale e familiare e di come da quel giorno cambiò tutto”. Gulotta è espresso “il suo rammarico per la mancata identificazione dei veri responsabili della strage di Alcamo Marina” parlando “di giustizia a metà perchè non l’hanno ancora avuta i due giovani militari uccisi”. Audizione anche per il giornalista Nicola Biondo che ha raccontato la storia di Giuseppe Gulotta nel libro “A kamar, la mia vita in carcere da innocente ”.   Biondo ha ripercorso la storia a partire dalla strage del 27 gennaio 1976, fino al 2012 quando a seguito della revisione dei processi, viene riconosciuto innocente. Giuseppe Gulotta ha chiesto alla Commissione di desecretare eventuali atti in modo da cercare la verità. La Commissione si è riservata di decidere. Ma un nuovo capitolo è stato scritto ieri da “Progetto Innocenti”, la Fondazione creata a Firenze da Gulotta per difendere le vittime di errori giudiziari. “La strage di Alkamar –scrive Progetto Innocenti – non era stata prevista, il progetto era un altro, ed era politico. Fu opera di terroristi di estrema sinistra, voleva essere una ritorsione al progetto stragista messo su da ambienti dell’estrema destra in Lombardia. Ma, qualcosa andò storto, il progetto fallì, quando Vesco Giuseppe, arrestato per quella strage, si decise a fare chiarezza, qualcuno aveva già deciso la sua sorte. La chiave di Alkamar è nell’indagine sulla strage di Brescia”. Intanto a Firenze è stato incardinato, presso il tribunale civile, il processo con il quale Giuseppe Gulotta, assistito dagli avvocati Saro Lauria e Pardo Cellini, chiede un risarcimento di 66 milioni di euro, all’Arma dei carabinieri, l’istituzione più amata dagli italiani, per la prima volta, nella sua storia, citata in giudizio”. Già si sono costituite le parti: l’Avvocatura dello Stato, Giuseppe Gulotta e tre carabinieri in pensione, che indagarono sulla strage avvenuta nella casermetta di Alcamo Marina.   Per l’ingiusta detenzione ha già ricevuto dallo Stato 6 milioni e mezzo di euro. L’avvocatura dello Stato invece sostiene che non avrebbe subito torture e che per la detenzione e già stato risarcito e quindi lo Stato non gli deve nulla. Risarciti per ingiusta detenzione, con oltre un milione di euro, anche gli alcamesi Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli, assistiti dagli avvocati Saro Lauria e Alessandro Finazzo. E di recente la Cassazione ha confermato la sentenza con la quale lo Stato è stato condannato a pagare 2 milioni e 900 mila ero a testa per danno patrimoniale. Risarciti con sei milioni e mezzo di euro anche i familiari del bottaio di Partinico Giuseppe Mandalà, che hanno chiesto un altro risarcimento milionario per il danno patrimoniale. Le indagini furono riaperte nel 2006 dalla Procura della repubblica di Trapani, dopo le dichiarazioni dell’ex brigadiere dei carabinieri Renato Olino, che raccontò le torture per estorcere le confessioni. Faceva parte della squadra antiterrorismo del generale Carlo Albero Dalla Chiesa che indagò sulla strage così come l’allora tenente Giuseppe Russo. Entrambi sono stati uccisi dalla mafia. Dopo 44 anni la strage di Alcamo Marina resta senza nomi di mandanti ed esecutori.

di Giuseppe Maniscalchi

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