San Cipirello, cade l’interdittiva per l’impresa fermata per sospetti di mafia

Sospesa l’interdittiva antimafia per la ditta F. Mirto srl che gestiva il servizio di raccolta dei rifiuti a San Cipirello, San Giuseppe Jato e Monreale. La prima sezione del Tar Sicilia, presieduta dal facente funzione Cosimo Di Paola, ha accolto la richiesta presentata dagli avvocati Giovanni e Giuseppe Immordino. «Ritenuti condivisibili i principali profili di censura dedotti in ricorso e sussistente il danno temuto per cui va accolta la suindicata istanza», scrivono i giudici amministrativi. Che hanno fissato la trattazione collegiale nella camera di consiglio del prossimo 10 ottobre. Ci sarebbe, infatti, il timore di un grave danno economico per ditta sancipirellese che il 13 agosto scorso è stata colpita dal provvedimento antimafia firmato dal Prefetto di Palermo. Una interdittiva decisa sulla base di quanto emerso nelle riunione del Gruppo provinciale Interforze, e che impediva la prosecuzione dei rapporti tra la F. Mirto e la Pubblica amministrazione. Di qui le revoche decise nei giorni scorsi dai Comuni in cui la ditta svolgeva il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. E il successivo affidamento ad altre imprese: Costruzioni & ambiente a San Cipirello e San Giuseppe Jato e New System Service a Monreale. Comuni che potrebbero adesso essere costretti ad un dietrofront anche se nei due centri della valle Jato il servizio era comunque in scadenza. L’interdittiva era arrivata due mesi dopo lo scioglimento del Consiglio comunale di San Cipirello e la successiva pubblicazione delle motivazioni. L’affidamento del servizio dei rifiuti è stato, infatti, uno dei punti dell’accesso ispettivo. Nelle motivazioni si legge: «È emerso un sostanziale monopolio del servizio dal quale hanno tratto vantaggio due imprese i cui titolari sono vicini al primo cittadino e/o stretti congiunti di soggetti contigui o riconducibili alla locale criminalità». In particolare l’i m p re s a la cui gestione sarebbe nelle mani di una figura considerata un tempo vicina a Balduccio Di Maggio e Giuseppe La Rosa. Il dominus della ditta nel 2002 venne –infatti- arrestato dalla Dia con l’accusa di associazione mafiosa, danneggiamenti ed estorsione. Nel 2004, però, proprio le dichiarazioni dell’allora collaboratore di giustizia La Rosa, pur confermando amicizie e frequentazioni con il clan, scagionarono l’imprenditore sancipirellese dalle accuse.

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