Partinico, revoca del bene confiscato, il comunicato di Libera mente

Elena Ciravolo, presidente della Cooperativa Sociale Libera Mente a cui il Comune di Partinico ha revocato la concessione di un bene confiscato alla mafia, interviene in merito alla vicenda. In una nota, Ciravolo rammenta che lo scorso 25 marzo, la stessa, accompagnata dal segretario generale dell’Ente Locale Lucio Guarino e dal responsabile dell’ufficio Ufficio Beni Confiscati, hanno insieme effettuato un sopralluogo nel terreno di contrada Cannizzaro sottratto ad Antonino Geraci. A seguito di ciò il comune ha diffidato quattro giorni più tardi la cooperativa a procedere alla fresatura del terreno, alla raccolta dei limoni, alla potatura degli alberi e a collocare   all’esterno del cancello, il cartello “Bene confiscato alla mafia…“come previsto dal contratto di comodato d’uso gratuito stipulato dall’ente locale con Libera Mente. Riguardo la fresatura del terreno, il 19 aprile scorso, la cooperati scrive di essersi premurata ad incaricare una ditta locale, che, con l’ausilio di  2 trattori muniti di trancia legna, ha provveduto ad estirpare dal terreno le erbacce e i rovi. “Non è stato possibile procedere alla fresatura – sottolinea Elena Ciravolo – poiché quest’ultima, come è noto, avrebbe distrutto le radici degli alberi che crescono in modo superficiale, mettendo in sofferenza l’albero stesso. Si specifica che il limoneto è alquanto vecchio (più di 50 anni!!) e necessita, a detta di esperti agronomi, di essere totalmente estirpato”. Nei mesi di maggio e giugno, in modo salturario, la cooperativa afferma di aver proceduto alla raccolta dei limoni in regime biologico certificato. “I frutti – si legge nella nota –  alquanto malandati e pieni di cocciniglia, sono stati conferiti all’industria con un prezzo misero di 0,20 euro al kg. Sono stati raccolti 1722 kg di limoni, a fronte dei 4000 Kg prodotti a fioritura fino a qualche anno fa”. Libera Mente ha inoltre contattato un potatore esperto che ha sconsigliato di intervenire sugli alberi a giugno poiché il periodo giusto per potarli è febbraio/marzo, inoltre dai primi di giugno ai primi di settembre è per legge vietato bruciare gli scarti della potatura, per rischio incendi. “Quindi . prosegue la nota – abbiamo deciso di rinviare l’intervento a febbraio del 2020, comunicandolo a fine giugno all’ufficio preposto.  E’ stato comunque ripulito e sistemato il magazzino che nel 2016 era stato ristrutturato”. Elena Ciravolo, nel documento, evidenzia anche che  negli anni sono stati posti nel cancello d’entrata (in comune ad un altro limoneto ancora di proprietà degli eredi di Geraci) diversi cartelli che indicavano la presenza di un bene confiscato alla mafia; cartelli che, periodicamente,  sono stati sottratti. Ragion per cui è stato posto all’interno del magazzino e non riposizionato per prudenza, aspettando di essere a conoscenza della data del sopralluogo per apporlo qualche giorno prima. Lo scorso 13 agosto Libera Mente ha ricevuto la notizia della revoca immediata della concessione del bene “poiché – scrive Elena Ciravolo – senza avvisare nessuno dei soci della cooperativa, era stato effettuato un ulteriore sopralluogo che non aveva evidenziato nessun miglioramento nello stato del bene”.  Libera Mente  sta attraversando un momento difficile sul versante economico/finanziario che si ripercuote sulle dinamiche relazionali interne alla società, pertanto la revoca del bene confiscato ha aggravato la condizione interna (acuendo il malcontento tra i soci) e ledendo l’immagine esterna. “Nonostante tutto – si legge nella nota –  i soci hanno sempre svolto qualsiasi attività nel migliore dei modi, apportando modifiche sia al limoneto che al fabbricato. Le attività sono accuratamente elencate nelle relazioni annuali in possesso del Comune. Pertanto non è mai stato usato impropriamente il bene confiscato, come riferito da notizie di stampa”. La cooperativa non intende opporsi, ma solo contestare la decisione del Comune di Partinico e sottolinea di avere sempre manifestato un profondo senso di responsabilità, custodendo qualsiasi bene confiscato senza mai sottrarsi ad iniziative legate alla valorizzazione del territorio e della legalità. L’atto di revoca del Comune di Partinico viene ritenuto “pretestuoso ed oltremodo eccessivo, al punto da mettere a repentaglio diversi posti di lavoro. Al più presto – conclude la nota –  si provvederà a riconsegnare le chiavi del cancello d’accesso al bene”.

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