Capaci, chiuse le indagini della Procura sulla scomparsa di Santo Alario

La Procura di Termini Imerese ha chiuso le indagini a carico di Giovanni Guzzardo, il titolare di un bar di Capaci a cui è stato contestato l’omicidio volontario e l’occultamento del corpo senza vita di Santo Alario, 42 anni, di cui non si hanno più notizie dal 7 febbraio dello scorso anno. Come scrive oggi il Giornale di Sicilia, la Procura starebbe chiedendo il rinvio a giudizio dell’indagato, quale ultima persona, secondo l’accusa, ad aver visto la vittima. Intanto, prosegue l’inchiesta sul conto di due fratelli di Guzzardo che per i pm avrebbero contribuito al delitto, anche se nelle loro auto non è stata trovata traccia del dna dello scomparso. Alario e Guzzardo si erano allontanati insieme da Capaci, spostandosi nelle campagne della provincia e passando anche da Ventimiglia di Sicilia, sulla Panda del secondo. Durante il viaggio, Alario aveva mandato diversi videomessaggi alla compagna. I due uomini sparirono poi nel nulla e la macchina su cui viaggiavano venne ritrovata vicino alla diga Rosamarina. Guzzardo, tre mesi dopo venne rintracciato dagli investigatori in un casolare nelle campagne di Caccamo dove si era nascosto. Sempre lì era stato ritrovato un fucile: per l’accusa l’arma con cui si sarebbe sbarazzato di Alario, forse per una questione di soldi. Gli accertamenti dei Ris avrebbero però escluso che quel fucile fosse stato usato di recente,quindi per la Procura Alario sarebbe morto diversamente. Guzzardo da quando è stato arrestato non ha mai proferito parola. I suoi legali sostengono che quel giorno Guzzardo avrebbe accompagnato Alario ad un appuntamento e, vedendo le persone che questi avrebbe incontrato, si sarebbe spaventato e sarebbe fuggito a piedi, nascondendosi poi per timore di finire accusato del delitto. Ma per l’accusa sarebbe stato lui ad uccidere e sbarazzarsi del corpo dello scomparso, mai ritrovato.

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