La Cassazione assolve Antinoro: non comprò voti dai boss

La Cassazione conferma la sentenza che nell’aprile dello scorso anno aveva scagionato l’ex eurodeputato del Pid Antonello Antinoro dall’accusa di voto di scambio politico-mafioso: la decisione chiude dunque una vicenda iniziata alle elezioni regionali siciliane del 2008, nelle quali Antinoro, all’epoca il più votato, era stato accusato di avere comprato consensi da Cosa nostra, pagando tremila euro per 60 preferenze, 50 euro per ciascuna. La stessa sentenza della Corte d’appello aveva dichiarato la prescrizione dell’ipotesi residuale, quella di corruzione elettorale. Accolta la tesi del collegio difensivo, del quale fa parte l’avvocato Valerio Spigarelli, e rigettato il ricorso della Procura generale di Palermo.

Antinoro era stato condannato, in un primo processo – costola del dibattimento denominato “Eos”, sulla mafia delle borgate palermitane dell’Arenella e dell’Acquasanta – a due anni e due mesi, pena che era stata però aggravata nel primo dei due giudizi di appello celebrati contro l’esponente politico: in quel processo i giudici gli avevano inflitto sei anni, ritenendo che l’ex deputato dei Popolari per l’Italia di domani, formazione che faceva capo all’ex ministro Saverio Romano, si fosse effettivamente procacciato voti pagando i boss di quei quartieri del capoluogo siciliano. La Cassazione aveva però annullato la sentenza con rinvio e nel secondo giudizio di appello erano arrivate assoluzione e prescrizione, decisione adesso ribadita dalla Suprema Corte.

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