Non agevolò i boss, assolto l’avvocato carinese Gaspare Genova

“Ho sempre avuto la coscienza a posto e confidato nella giustizia”. Ha esordito così, l’avvocato Gaspare Genova, ex consigliere comunale di Carini, che ha sempre difeso la correttezza del proprio operato, di fronte alla notizia della sua assoluzione dall’accusa di fittizia intestazione di beni.

Il suo nome, venne fuori nell’inchiesta sugli uomini del clan di Carini, allora guidato dall’anziano boss, poi deceduto, Giovan Battista Passalacqua. Nei suoi confronti si ipotizzava un presunto ruolo nella compravendita di alcuni immobili riconducibili al boss di Carini Angelo Antonino Pipitone che, avrebbe tentato di evitare il sequestro dei loro beni, intestandoli ad alcuni prestanome.

Secondo l’accusa, il 13 febbraio del2014, l’avvocato Gaspare Genova si sarebbe consapevolmente prestato, dal punto di vista professionale, per la stipula del contratto preliminare relativo alla vendita di un terreno e di due fabbricati per un importo di 275 mila euro, in contrada Grottaggio a Carini. Un affare che sarebbe stato concluso tra una zia del legale, Grazia Genova e, Giovanni Di Maggio. Nel mirino degli investigatori, anche una compravendita tra alcuni parenti dell’ex consigliere comunale, eredi di un’altra sua zia e, Angela Conigliaro, considerata prestanome di Angelo Antonino Pipitone. In questo caso, Gaspare Genova, avrebbe ricoperto il ruolo di procuratore speciale per il venditore, suo cugino Salvatore Genova ed era accusato di essere consapevole del carattere fittizio della parte acquirente.

Gaspare Genova, ribadendo la correttezza del proprio operato, svolto in trent’anni di professione legale, ha sempre respinto ogni ipotesi di reato. “non lo sapevo – ha sempre detto – tutto dipese dal fatto che, mio cugino, ex comandante dei Nocs all’epoca del sequestro del generale Dozier, volle fare la delega speciale a me”.
La Procura, per ben due volte avrebbe voluto arrestarlo. Il gip, però, negò la richiesta di arresto, bollando come “inconsistenti” gli elementi dedotti dall’accusa. Ma finì comunque sotto processo ed ha rischiato una condanna a quattro anni di reclusione.

Ma la ricostruzione dei pubblici ministeri non ha retto al vaglio del giudice per l’udienza preliminare Lorenzo Matassa che, ieri pomeriggio, ha assolto il legale, assistito dal collega Manuele Ciappi, scagionandolo con la formula “per non avere commesso il fatto”.

Sulle valutazioni del Gup Matassa, che lo ha processato con il rito abbreviato, avrebbero avuto un peso le pronunce negative di Gip, Riesame e Cassazione, entrate nel merito per sostenere che le contestazioni nei confronti di Gaspare Genova erano monche, poiché basate sulle deposizioni di due testimoni che, per le loro dichiarazioni auto indizianti, sarebbero dovuti finire nel registro degli indagati. Gli stessi avrebbero dovuto essere interrogati con l’assistenza di un legale e potersi avvalere anche della facoltà di non rispondere.

Un problema procedurale non indifferente, visto che per gli stessi fatti ed altri analoghi, il clan familiare e mafioso dei Pipitone è attualmente sotto processo. Oltre al boss Angelo Antonino Pipitone, sotto accusa ci sono la moglie, Franca Pellerito, il genero Benedetto Pipitone con la consorte Epifania Pipitone e l’altra figlia del patriarca, Graziella Pipitone.

Peraltro, il neo pentito Nino Pipitone, figlio del boss Angelo Antonino, contro Gaspare Genova non ha prodotto alcun verbale. Il collaboratore di giustizia, essendo in carcere dal 2007, sarebbe all’oscuro delle questioni finanziarie della famiglia mafiosa.

Adesso, dopo l’assoluzione dell’avvocato carinese, i pm Amelia Luise, Anna Maria Picozzi e Francesco Del Bene che avevano richiesto la sua condanna, valuteranno se proporre il caso in appello.

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