Isola delle Femmine. Omicidio del costruttore Enea, trent’anni al capomafia Bruno

E’ diventata definitiva la condanna a 30 anni inflitta al capomafia ergastolano Francesco Bruno per l’omicidio del costruttore di Isola delle Femmine Vincenzo Enea, avvenuto l’8 giugno 1982.

La Cassazione – riporta il Giornale di Sicilia in un articolo di Sandra Figliolo – ha confermato la sentenza d’appello emessa a febbraio dell’anno scorso.

Se sono serviti 34 anni per arrivare ad un verità giudiziaria definitiva, però, è perchè per tantissimo tempo il delitto era rimasto avvolto nel mistero. Solo recentemente, grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, ma anche – e sopratutto – alla testimonianza dei familiari della vittima (nel frattempo emigrati negli Stati Uniti per il timore di pesanti ritorsioni nei loro confronti).

Nel 2013, a seguito delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Francesco Del Bene, Bruno fu condannato a con il rito abbreviato dall’allora gup Piergiorgio Morosini. I parenti della vittima si sono costituiti parte civile nel processo, dopo aver svelato particolari importanti per ricostruire la vicenda e taciuti per anni. Uno dei figli della vittima, per esempio, ha riferito che il giorno dell’omicidio era andato a pesca e che tornando aveva deciso di passare dal cantiere in cui suo padre stava lavorando, ma non avrebbe visto la sua auto e se ne sarebbe andato. In compenso però, in quella zona avrebbe visto proprio Bruno a bordo della sua macchina.

Enea nel periodo in cui venne ammazzati stava realizzando degli alloggi ad Isola, accanto al residence Corsa Corsara. La vicina società “Bbp” di cui era proprietario anche Bruno, si sarebbe però allargata, fino a sconfinare nei terreni del costruttore. Con la mediazione di Benedetto D’Agostino, che conosceva lo storico boss di Partanna Mondello, Enea avrebbe cercato di convincere i suoi vicini ad arretrare.

Ma, nel giro di pochi giorni, vennero ammazzati prima D’Angelo (omicidio per il quale Bruno è stato già condannato all’ergastolo) e poi anche il costruttore Enea.

In base alle ipotesi della Procura, quell’otto giugno, il commando sarebbe stato composto non solo da Bruno, ma anche da Riccobono (morto da tempo) e probabilmente ma non è stato mai provato – anche dal boss Salvatore Lo Piccolo. A giudizio comunque è finito solo Bruno, che ora è stato condannato definitivamente per l’omicidio.

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