Omicidio Concetta, verrà ascoltata una delle figlie

Verrà ascoltata una delle due figlie di Concetta Conigliaro e Salvatore Maniscalco, i pm Gianluca De Leo e Ilaria Somma hanno richiesto al gip un incidente probatorio per acquisire la testimonianza della bambina.

Fin dall’inizio si è ipotizzato che Maniscalco abbia potuto uccidere la moglie in casa, per poi bruciarne il cadavere dentro ad un fusto. L’uomo che si trova in carcere, sostiene di essere stato aiutato da due suoi parenti Vincenzo ed Antonio Calatagirone, arrestati il 6 ottobre scorso.

Il presunto assassino in un recente interrogatorio avrebbe raccontato ai giudici di essere stato aiutato da Antonino per far sparire il cadavere della moglie. I Caltagirone sono finiti in manette dopo che i carabinieri della compagnia di Monreale hanno raccolto contro di loro una serie di prove che li inchioderebbero.

La tesi accusatoria dei militari –si legge in una nota dell’Arma- è stata accolta dal Tribunale del Riesame che ha rigettato l’istanza di scarcerazione presentata dal legale dei Caltagirone, l’avvocato Giuseppe Pinella. Il trentaduenne resta in carcere, mentre il padre ai domiciliari.

Il comunicato stampa del comando provinciale dei carabinieri di Palermo ricostruisce l’intera vicenda, a partire dalla denuncia di scomparsa presentata dalla madre di Concetta Conigliaro il 15 maggio scorso, praticamente dopo 36 giorni dalla sparizione della figlia; poi ci sono le testimonianze sulla presenza di Vincenzo e Antonino Caltagirone a casa di Maniscalco per aiutarlo a disfarsi di ferraglia, tra cui un fusto metallico simile a quello nel quale furono ritrovati i resti umani. Ed ancora i militari scrivono di quanto rinvenuto a casa dei Calatagirone, materiale del tutto simile è stato trovato accanto ai frammenti bruciati: 7 taniche di carburante, immagini sacre ma incompatibili con la fede evangelica dei coniugi Maniscalco.

E poi ci sono le intercettazioni e gli interrogatori di fronte all’Autorità Giudiziaria, durante i quali padre e figlio non avrebbero saputo fornire chiare spiegazioni sul fatto di avere aiutato Maniscalco a disfarsi di ferraglia varia. I Caltagirone si erano giustificati con la loro attività di raccolta di rifiuti ferrosi, ma sarebbero stati smentiti dall’assenza di conferimento di materiali nel centro di smaltimento dove solitamente si recavano. Tutti elementi accolti dal Tribunale del Riesame.

“Ancora un tassello –conclude la nota dell’Arma- che va ad inserirsi nel mosaico complesso ed articolato di una brutta storia di violenza, ormai però ampiamente avviatasi verso l’epilogo processuale che ne attribuirà definitivamente ruoli e responsabilità”.

Vincenzo Caltagirone vincenzo caltagirone

Antonino Caltagirone CALTAGIRONE

Salvatore Maniscalco MANISCALCO

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