MAFIA ITALO-AMERICANA. IL BOSS ROSARIO GAMBINO ESPULSO DAGLI STATI UNITI

(tratto da Repubblica.it)

Ventinove anni fa, l’allora giudice istruttore Giovanni Falcone aveva firmato un mandato di cattura per Rosario Gambino, il referente americano delle cosche siciliane in materia di traffico internazionale di droga. Solo oggi, alla vigilia del diciassettesimo anniversario dell’assassinio di Falcone, il boss è stato espulso dagli Stati Uniti.

E a meno di ricorsi in extremis della difesa, Rosario Gambino dovrebbe arrivare già domani all’aeroporto di Roma, dove gli agenti del servizio centrale operativo della polizia gli notificheranno quel provvedimento che porta la firma di Giovanni Falcone. Così dovrebbe concludersi una lunghissima battaglia giudiziaria. Inizialmente, il mandato di cattura del 21 giugno 1980 era rimasto in una cassaforte del palazzo di giustizia, perché il boss era latitante negli Stati Uniti. Ma neanche dopo il suo primo arresto a New York, Gambino era stato estradato, come chiedevano i giudici di Palermo, che intanto l’avevano condannato a 14 anni.

Gli avvocati del boss erano sempre riusciti a trovare un cavillo per bloccare il trasferimento in Italia. Nei mesi scorsi, un giudice di Los Angeles aveva addirittura negando la richiesta di estradizione argomentando il “concreto rischio” che Gambino venisse sottoposto “al regime carcerario del 41 bis, una coercizione che non è da considerarsi collegata a nessuna sanzione legalmente imposta – così era scritto nel provvedimento del giudice D. D. Sitgraves – quel regime costituisce una tortura”. Il magistrato era andato anche oltre, concedendo un secondo punto alla difesa di Gambino: “È una questione umanitaria, in questo caso particolare, le condizioni di detenzione finirebbero per minacciare e compromettere la vita del detenuto”.

Rosario Gambino, che oggi ha 66 anni, era arrivato a Little Italy nel 1968. Da ex muratore era diventato presto manager della droga, ma soprattutto uomo fidato delle cosche per missioni particolari. Come quella di ospitare il finanziere Michele Sindona a New York, all’ inizio di quel misterioso viaggio fra gli Stati Uniti, l’E uropa e Palermo, che doveva simulare il falso rapimento del banchiere siciliano. Gambino conosce alcuni dei segreti finanziari di Sindona, gran riciclatore di soldi sporchi, non solo dei padrini. Strano mafioso il più americano dei Gambino di Palermo: è stato sempre molto accreditato in ambienti eleganti, nonostante la sua fama di trafficante di droga.

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Nel 2001, una commissione del Congresso americano scoprì un assegno di 50.000 dollari girato dai familiari del mafioso a favore di Roger Clinton: era una somma destinata al fratellastro dell’ ex presidente in cambio della promessa – non mantenuta – della grazia presidenziale per don Rosario.

Anche questa vicenda è rimasta avvolta dal mistero. Gli ultimi giorni sono stati di contatti febbrili fra le autorità americane e quelle italiane. Il sostituto procuratore Marcello Viola ha tirato fuori dalla cassaforte il mandato di cattura che porta la firma di Falcone. E adesso c’è grande attesa per il ritorno del padrino. Quei segreti che ancora detiene sono diventati all’improvviso di grande attualità: perché diversi esponenti del clan Gambino-Inzerillo e i loro parenti, quelli che per anni sono stati gli esiliati negli Stati Uniti dopo la guerra di mafia del 1981, da qualche tempo sono ormai tornati a Palermo. E con loro, probabilmente, il tesoro che Giovanni Falcone non aveva mai smesso di cercare.

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