BORGETTO. LA BANDA MUSICALE RISCHIA DI PERDERE FINANZIAMENTO REGIONALE

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Come quei pifferai che andarono per suonare e restarono suonati, la banda musicale “G. Catanzaro” di Borgetto rischia di rimanere a bocca asciutta alla generosa tavolata dei fondi per le associazioni imbandita dalla Regione Siciliana. In barba agli annunci di rigore dell’assessore al Bilancio Michele Cimino, quest’anno le spese della Regione per sovvenzionare ogni tipo di associazione – purchè dotata di sponsor politico d’ordinanza – si sono impennate fino a 78 milioni di euro, 14 in più dell’anno scorso. Una fettina di torta spetterebbe pure alla banda musicale di Borgetto, che però rischia di perdere i 50 mila euro di finanziamento a causa di un refuso. La lettera G è stata  infatti maldestramente interpretata da qualcuno come una S. Magari, invece del copia-incolla, il galoppino di turno deve avere passato allo sponsor politico un pizzino. Alla faccia delle tradizioni. Adesso il finanziamento è stato concesso all’associazione “S. Catanzaro“, che non esiste, e le trombe del paese rischiano di rimanere senza fiato. L’ex Presidente della Regione fu accusato di avere introdotto nella politica il “cuffarismo”, sinonimo di creazione del consenso attraverso clientele. Ma ora quella definizione per Salvatore Cuffaro “rischia di diventare obsoleta”, come dice ironicamente commentando i contributi erogati dalla finanziaria. “Durante tutto il mio mandato – osserva oggi il senatore Cuffaro – avevo sempre mantenuto invariata la tabella che prevede i contributi garantendo solo quelli che rappresentavano la sopravvivenza per associazioni ed enti culturali consolidatisi nei decenni. Mai avrei pensato di aggiungere nuovi Enti”. Duro il commento del presidente del gruppo del Pd all’Ars, Antonello Cracolici: “Quello che è successo è semplicemente sconcertante. A questo punto il presidente della Regione blocchi tutti i finanziamenti ad enti e associazioni”. Sulla vicenda interviene pure Umberto Santino, Presidente del Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato che ha volte richiesto che la Regione e gli enti pubblici si dotino di leggi e disposizioni che fissino dei criteri oggettivi per l’erogazione dei fondi. Nel 1999, con le legge regionale n. 20, – racconta Santino – ci eravamo quasi riusciti, almeno per quanto riguarda associazioni e centri studi antimafia, ma, in mancanza di un regolamento attuativo, predisposto ma non approvato, è tornata in vigore una prassi che si basa unicamente sulla discrezione dei governanti. Di fronte a questa ennesima pioggia di soldi, non possiamo che rinnovare la nostra richiesta. Ma temiamo che anche questa volta cada nel vuoto. Ci spiace – prosegue Umberto Santino – che anche associazioni e centri studi antimafia non si sottraggano a queste prassi che mirano a perpetuare un quadro dominato dal clientelismo e dallo spreco. In questo quadro anche la nostra proposta della creazione a Palermo di un Memoriale-laboratorio della lotta alla mafia, che sia insieme museo storico, possibilmente legato a un Museo civico, itinerario didattico, biblioteca e cineteca, luogo di progettazione di iniziative unitarie – conclude il presidente del Centro Impastato – rischia di rimanere sulla carta.

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