Carini, stop commesse alla Selikab: chiesta apertura tavolo di crisi permanente

Un tavolo di crisi permanente per supportare l’azienda e garantire la continuità lavorativa ai 120 lavoratori della Seli-Kab, in cassa integrazione ordinaria dal 20 gennaio. E’ quanto chiedono Fiom, Fim e Uilm di fronte alle difficoltà dell’azienda di elettronica di Carini, del gruppo Tecno System, investita anche lei dalla mancanza di commesse nel settore dell’automotive,  che fino a poco tempo fa rappresentava l’80 per cento del suo fatturato. 

Per i lavoratori si prospettano altre 13 settimane di cassa integrazione. Un crisi legata alla prolungata stagnazione del settore automotive: nel 2024 la Seli-Kab era una realtà con più di 30 milioni di fatturato. Quest’anno la previsione è rivista al ribasso.
Sulla situazione della Seli-kab si è svolto un tavolo tecnico con i sindacati in Sicindustria, alla presenza del presidente della società Tiziano Ianni, del direttore di stabilimento Ugo Mancuso, del referente del personale Gabriele Oliveri e della consulente per le relazioni industriali presso Confindustria Maria Colosimo. 

“Nei due anni precedenti sono stati stabilizzati 30 dipendenti in staff leasing, è stato anche firmato l’accordo di secondo livello e si prospettavano 5 anni di lavoro in crescita. Purtroppo la crisi dell’automotive ha colpito le principali commesse sui cui opera l’azienda, che fornisce i suoi sistemi elettronici ai maggiori produttori di autoveicoli internazionali – dichiarano i segretari generali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil Francesco Foti, Antonino Nobile e Giovanni Gerbino e con le Rsu Carmelo Calò di Fiom e Franco Bruno Uilm – Esistevano previsioni anche legate alla possibilità di produrre macchine elettroniche con un partner americano e di differenziare la produzione ma al momento è tutto rallentato perché la crisi è generale. Unitamente all’azienda, chiediamo alla politica, in primo luogo a quella regionale, di attivarsi per garantire a uno stabilimento come questo, unico in Sicilia occidentale per la produzione di schede elettroniche, di continuare a lavorare”. 

Fiom, Fim e Uilm chiedono che la politica faccia la propria parte a tutela dei lavoratori. “Chiederemo incontri alle istituzioni, al presidente della Regione Siciliana Schifani e all’assessore alle Attività Produttive Tamajo, al sindaco Lagalla e agli assessori alle Attività produttive di Palermo e di Carini, per aprire un tavolo di crisi permanente che individui delle soluzioni che favoriscano l’azienda a superare il momento di difficoltà e diano una prospettiva di sviluppo al sito industriale – aggiungono Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil – Vogliamo capire se la politica regionale ha a cuore le sorti di un’azienda come questa, a grande valore aggiunto e con un know how importante. Il rischio è di vedere ancora una volta disperdere professionalità e posti di lavoro, cosa che il territorio non può permettersi. L’azienda è partita nel 2007 e aveva quadruplicato in questi anni il suo fatturato. Il 2024 si è chiuso con una leggera flessione e strada facendo l’entità della crisi purtroppo ha assunto dimensioni preoccupanti. I lavoratori a novembre avranno raggiunto 39 settimane di cassa integrazione”.

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