Cosa Nostra nell’asse Stati Uniti e Sicilia: cinque condanne al processo abbreviato

Il Gup del tribunale di Palermo ha condannato cinque imputati, appartenenti ai clan mafiosi dell’asse Sicilia – Stati Uniti e in particolare di tre paesi della provincia di Palermo: Torretta, Borgetto e Balestrate.
Processati con rito abbreviato per reati di mafia, droga ed estorsioni, 16 anni sono stati inflitti a Salvatore Prestigiacomo (di 52 anni) di Torretta e 6 anni e 4 mesi al suo omonimo compaesano (55 anni). Altro torrettese Giovan Battista Badalamenti e ‘ stato condannato ad 8 anni, ma e’ libero negli Usa, dopo che il tribunale del riesame del capoluogo siciliano aveva annullato l’ordine di custodia cautelare. Ad Isacco Urso, 42 anni di Verbania, sono stati inflitti 5 anni 6 mesi; e infine 4 anni a Maria Caruso, 41 anni di Palermo.
Tutti rimasero coinvolti in un’operazione condotta due anni fa dall’FBI insieme a Francesco “Ciccio” Rappa, 83 anni di Borgetto, e Giacomo Palazzolo, 78 anni di Balestrate i quali hanno scelto di essere processati col rito ordinario.
L’inchiesta ha visto il coinvolgimento di investigatori della Polizia di Stato e del Federal Bureau of Investigation in una complessa ed articolata indagine avviata sui componenti della famiglia GAMBINO di New York ed alcuni referenti italiani dello stesso sodalizio considerati ancora attivi in Sicilia.
Infatti in tale contesto operativo, contestualmente all’esecuzione del provvedimento di fermo a carico dei 7 indagati in provincia di Palermo, la competente articolazione FBI di New York ha eseguito analoghe misure restrittive a carico di ulteriori 10soggetti, indagati per associazione per delinquere, estorsione, incendio doloso, cospirazione e turbativa d’asta.
Le congiunte indagini, avviate nell’aprile 2021 e supportate dal consolidato rapporto di collaborazione tra il Servizio Centrale Operativo e l’F.B.I., sono state progressivamente corroborate da un costante scambio info-investigativo e da una serie di servizi di osservazione transfrontaliera implementati sull’asse Palermo-Roma-New York.
Nel menzionato contesto, le risultanze investigative hanno dimostrato l’ultrattività del mandamento mafioso di Partinico, storicamente legato al boss Vito VITALE, la cui ascesa al vertice, risalente agli anni ‘90, venne supportata dai “corleonesi” di Totò RIINA.
Le indagini hanno documentato, in particolare, la cifra criminale di alcuni anziani maggiorenti della famiglia mafiosa di “Torretta” già emersi sullo sfondo delle storiche inchieste meglio conosciute come “Pizza Connection” e “Iron Tower”, facendo rilevare, sul fronte americano, anche il ruolo di taluni esponenti di spicco de La Cosa Nostra Americana (LCA) legati al noto boss Frank Calì, assassinato per futili motivi nel marzo 2019.
In tale ambito, è stata accertata la solidità dei rapporti esistenti tra le due consorterie sull’asse USA-Italia, emergendo l’interessamento americano per le vicende organizzative di cosa nostra siciliana e venendo in rilievo anche una serie di dinamiche legate alla reggenza del mandamento mafioso di Partinico.
Collateralmente, le risultanze sviluppate sul fronte estero dal Federal Bureau of Investigation hanno documentato una variegata serie di condotte estorsive attuate nel settore dei cantieri edili della Grande Mela dagli odierni destinatari delle misure restrittive disposte in U.S.A., giovandosi anche della manovalanza delle gangsmetropolitane locali.
E’ in detto contesto che alcuni degli indagati di origine italiana hanno peraltro evocato pregressi episodi di estorsione in danno di ristoratori di origini siciliane insediati a New York, richiamando, a tal proposito, l’azione di impulso e di intermediazione assicurata in Sicilia dai maggiorenti mafiosi locali, in grado di esercitare pressioni nei confronti dei familiari delle stesse vittime tuttora residenti nell’area del mandamento di Partinico.
Il collegamento tra LCA e “cosa nostra” siciliana si è quindi sostanziato anche della trasposizione negli U.S.A. del “metodo” estorsivo suggerito da un anziano boss partinicese, laddove gli indagati americani si convincevano dell’opportunità di accontentarsi di somme più esigue e di abbandonare le azioni cruente demandate alle menzionate gangs, allo scopo di fidelizzare gli estorti nella vantaggiosa prospettiva di un più “morbido” e duraturo assoggettamento.
Nell’area territoriale di riferimento, gli indagati hanno dimostrato di mantenere un’accentuata capacità di controllo del territorio, disvelando anche una serie di dinamiche connesse alla gestione di un fiorente traffico di stupefacenti ed alla conduzione di reati predatori “autorizzati” dal reggente locale.