Partinico-operazione Gordio, emergono dettagli su contatti tra Giusy Vitale e il nipote Michele Casarrubia

Le prime avvisaglie che l’ex capomafia ed ex pentita in gonnella Giusy Vitale fosse tornata alla malavita, gli investigatori le avrebbero avuto già nel 2018. La donna, infatti, con la nuova identità di Rebecca Martucci sarebbe stata intercettata mentre si muoveva tranquillamente per Roma dove  incontrava gli esponenti dei Casamonica per l’acquisto delle partite di droga e riceveva pure il nipote Michele Casarrubia che volava nella capitale tutte le volte che aveva necessità di interloquire con la zia di eventuali problemi, come quella volta in cui la informò che Michele Vitale avesse rubato marijuana a Salvatore Primavera, al vertice di uno dei gruppi locali  dediti al traffico di stupefacenti e che quell’episodio avesse turbato il clan.   «È assolutamente chiaro come la donna non si sia dissociata dall’ambiente criminale in genere e da Cosa nostra in particolare», scrive il gip Lirio Conti nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Dario Scaletta, Alfredo Gagliardi e Bruno Brucoli che, lunedì scorso ha portato in carcere 81 persone. Dal fascicolo dell’operazione Gordio emerge però che Michele Casarrubia veniva messo in guardia dalla madre Antonina Vitale. La donna gli diceva di non riporre troppa fiducia sulla zia Giusy che potrebbe sempre tornare a tradire la famiglia, così come già fece nel 2005 accusando i fratelli Nardo, Michele e Vito. Michele Casarrubbia, inoltre, pare che avesse ambizioni di investire nel settore immobiliare e che la sorella Rosa invece gli consigliava di avviare un’impresa edile con il suo compagno Elio.

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