Covid, “i dati dei contagi in Sicilia falsificati per non fare scattare la zona rossa”

    Sarebbero cresciuti più volte in modo preoccupante i dati dei contagi covid negli ultimi mesi in Sicilia e nessuno l’avrebbe mai saputo perché nascosti dai vertici dell’assessorato regionale alla Salute. E’ l’accusa che la Procura della Repubblica di Trapani muove contro il Dipartimento Regionale per le attività sanitarie e Osservatorio Epidemiologico D.a.s.o.e e che questa mattina ha portato i carabinieri del comando provinciale e del Nucleo Antisofisticazione a notificare tre provvedimenti di arresti domiciliari, alla dirigente generale della Regione Maria Letizia Di Liberti e a due suoi collaboratori:  il funzionario Salvatore Cusimano ed Emilio Madonia, dipendente di una ditta che gestisce i flussi informatici dell’assessorato. A chiedere il provvedimento sono stati il procuratore facente funzione di Trapani Maurizio Agnello e le sostitute Sara Morri e Francesca Urbani. Un avviso di garanzia e un invito a comparire per essere interrogato è stato invece notificato all’assessore Ruggero Razza. Indagati pure   il vice capo di gabinetto di Razza, Ferdinando Croce e il direttore del Servizio 4 del Dipartimento Mario Palermo. Tutti sono accusati di vari episodi di falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico.   L’ordinanza di custodia cautelare è del gip di Trapani Caterina Brignone, che ha riconosciuto la fondatezza della ricostruzione dei pm e la necessità di intervenire d’urgenza, ma si è poi dichiarata incompetente – così come segnalato dalla procura – trasmettendo gli atti a Palermo. Secondo il giudice per le indagini preliminari, ci si trova di fronte a “un disegno politico scellerato a cui sembra estraneo il presidente della Regione Musumeci, che anzi – scrive il gip – pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite”.  40 gli episodi che vengono contestati agli indagati e l’ultimo risale allo scorso 19 marzo. L’inchiesta è frutto delle indagini avviate dai carabinieri sul laboratorio di Alcamo finito nell’occhio del ciclone per aver presumibilmente rilasciato centinaia di tamponi errati. I pm, nell’immediatezza della scoperta decisero di  fare un approfondimento all’assessorato regionale alla Sanità, avviando alcune intercettazioni che avrebbero fatto emergere ripetute conversazioni sospette su modifiche di dati giornalieri dei contagi e dei tamponi. Dati che venivano gestiti da Maria Letizia Di Liberti che apparentemente aveva avviato  una battaglia per mettere ordine al caos sulla raccolta dei dati inerenti l’emergenza coronavirus. I magistrati hanno disposto l’acquisizione di telefonini, computer e server dell’assessorato. L’inchiesta è solo all’inizio.

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