Carini, confiscati beni per 10 milioni di euro a Totò Cataldo

Beni per 10 milioni di euro sono stati confiscati all’imprenditore edile Toto’ Cataldo, ritenuto contiguo alla famiglia mafiosa di Carini. Contestualmente, la sezione  Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo ha disposto nei confronti del 72enne la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la durata di 4 anni.

La Polizia di Stato ha eseguito il provvedimento che gli ha definitivamente sottratto un cospicuo patrimonio costituito da  13 beni immobili tra fabbricati e terreni;  22 veicoli tra autovetture, motocicli, autocarri, mezzi speciali e rimorchi;  5 imprese attive principalmente nel campo edile e delle costruzioni quali: Impresa individuale Cataldo Salvatore, Società Nuova Costruzioni di Sparacio Rosalia & C. s.a.s., D.C.C. s.r.l., GIVI Costruzioni s.r.l. e 4Morsi Snack & Bar. Infine passano allo Stato anche svariati rapporti finanziari. Tra gli immobili confiscati vi è anche un ampio appezzamento di terreno, già lottizzato, sito nel comune di Carini sul quale, secondo la convenzione stipulata con l’Ufficio Tecnico dell’ente locale, in adesione al progetto redatto ed approvato, vi sarebbe dovuto sorgere un complesso immobiliare composto da 12 ville bifamiliari e due ville quadrifamiliari. All’individuazione di quest’ultimo bene si è giunti, in particolare, a seguito di una attività di analisi ed approfondimento svolta dall’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali su alcuni documenti rinvenuti in fase di esecuzione del primo decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Palermo che ha svelato l’esistenza di un grosso affare immobiliare concluso tra Salvatore Cataldo, prima del suo arresto risalente al 13 dicembre del 2010 e,  gli eredi di Pietro Vitale, detto Peter, nato a Cinisi il 24 giugno del 1914, emigrato in America e divenuto boss della Detroit partnership a partire dagli anni 70 fino al 1997, quando è morto per cause naturali.

Le indagini economico – finanziarie condotte dall’Ufficio Misure di Prevenzione della Questura di Palermo e dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Palermo hanno permesso di individuare il cospicuo patrimonio costituito da imprese, beni immobili, veicoli e rapporti bancari di origine illecita in considerazione dell’esiguità delle risorse economiche dichiarate al Fisco e di un assetto patrimoniale squilibrato, in netto contrasto con le acquisizioni effettuate nel corso degli anni dallo stesso e dai componenti del suo nucleo familiare.

Per gli inquirenti, Totò Cataldo è sempre stato  legato alla famiglia mafiosa di Carini ed in particolare al suo reggente Vincenzo Pipitone. Dopo aver scontato una condanna definitiva a tre anni di reclusione  per il reato di soppressione di cadavere aggravato che Cataldo ha commesso l’11 gennaio del 2006 nel suo fondo di contrada Pottino, nel 2010 l’imprenditore è  stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palermo  e successivamente è stato condannato con sentenza della Corte di Appello di Palermo  alla pena di 8 anni e 4 mesi  di reclusione per aver partecipato alle attività criminali della famiglia mafiosa di Carini, costituendo un punto di riferimento di quel territorio per le questioni legate al pagamento del pizzo,  per aver messo a disposizione il proprio terreno per seppellire i cadaveri di Giovanni Bonanno e Bartolomeo Spatola,  nonché per aver partecipato alla commissione di gravi fatti di sangue nel territorio di Carini. Successivamente, Cataldo è stato anche condannato dalla Corte di Assise di Palermo, in concorso con Vincenzo e Giovanbattista Pipitone e Antonino DI MAGGIO, alla pena dell’ergastolo per il duplice omicidio pluriaggravato di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto commesso nel 1999 su ordine di Salvatore e Sandro Lo Piccolo. I boss di Tommaso Natale ritenevano le due vittime, responsabili della scomparsa di un loro familiare eliminato con il metodo della lupara bianca. 

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