San Cipirello, il Tar rinvia verdetto ricorso contro scioglimento comune

Per decidere serve la documentazione integrale priva di omissis: il Tar del Lazio rinvia al 6 maggio del 2020 la decisione sul ricorso presentato dagli ex amministratori comunali contro lo scioglimento per mafia. A stabilirlo con una ordinanza è stata nei giorni scorsi la prima sezione del tribunale romano, presieduta da Antonino Savo Amodio. Il giudice ha fissato l’udienza di discussione del merito alla prossima primavera. «Gli atti istruttori relativi alla procedura di scioglimento – si legge nell’ordinan – za- sono provvedimenti la cui conoscenza in forma integrale è propedeutica alla delibazione da parte di questo giudice nonché alla piena difesa in giudizio dei ricorrenti nell’ambito della controversia». La delibera del Consiglio dei Ministri, con la quale è stato sciolto il consiglio comunale, è stata pubblicata con diversi omissis. Così come da prassi. Ma per valutare le ragioni del ricorso è indispensabile la «versione integrale». Di qui l’ordi – nanza di depositare tutti gli atti e documenti in base ai quali è stato emanato il decreto di scioglimento del consiglio comunale di San Cipirello. Nello specifico: le relazione del Prefetto e della Commissione ispettiva di indagine e la delibera del Consiglio dei Ministri del 19 giugno 2019. Tutti «in chiaro». La scelta di rinviare ad una sentenza di merito ha inoltre lo scopo di «tutelare le esigenze di tutte le parti» e dare «definitiva stabilità a una situazione di evidente rilevanza pubblica». A ricorrere nei mesi scorsi erano stati l’ex sindaco Vincenzo Geluso e quasi tutta la sua maggioranza. Tranne Enza Feroce, che sedeva in Consiglio comunale, e Floriana Russo, che rivestiva invece la doppia carica di consigliere ed assessore. Ad assistere i ricorrenti sono gli avvocati Girolamo Rubino, Rosario De Marco Capizzi e Massimiliano Valenza. «Il ricorso – spiega l’avvocato Valenza –punta a dimostrare come le informazioni riportate nello scioglimento non ricostruiscono in modo fedele i fatti. Il quadro istruttorio ricostruito dalla Prefettura non è in grado – sostiene il legale – di dimostrare il condizionamento dell’amministrazione comunale da parte della criminalità». La relazione prefettizia, inviata al Ministero dell’Interno, parla invece di «scarsa trasparenza e atti illegittimi», «frequentazioni» e «affidamenti a soggetti legati alla locale consorteria mafiosa». L’avvocatura generale dello Stato si è costituita in giudizio.  

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