Mazzette alla Regione, la Procura di Palermo chiede di sentire Vito e Manlio Nicastri
La procura di Palermo vorrebbe far deporre al più presto il cosiddetto re dell’eolico, l’alcamese Vito Nicastri e suo figlio, contro Francesco Paolo Arata e i dipendenti regionali che intascavano mazzette: l’ex dirigente dell’assessorato regionale all’Energia Alberto Tinnirello e l’ex funzionario partinicese Giacomo Causarano. Il procuratore aggiunto Paolo Guido e il sostituto Gianluca De Leo, secondo quanto scrive il quotidiano La Repubblica, hanno chiesto al gip di fissare un’incidente probatorio, una sorte di anticipazione del processo, per cristallizzare le prove. In questo caso le dichiarazioni che i due imprenditori di Alcamo hanno deciso di fare dopo essere finiti in carcere. L’imprenditore Vito Nicastri, avrebbe messo a verbale di aver dato, con cadenza quasi mensile, somme di denaro in contante al partinicese Giacomo Causarano. “Gli ho consegnato personalmente nei miei uffici – ha detto – circa 100 mila euro, in tranche da 10 mila, 12 mila euro, denaro che poi secondo quanto riferitomi da lui stesso, avrebbe dovuto consegnare a Tinnirello, una volta tornato in città”. Nicastri avrebbe pure detto che i soldi per le mazzette, in banconote da 50 e 100 euro, gli venivano fornite da Francesco Isca, un imprenditore trapanese indagato per associazione mafiosa che, in qualche occasione avrebbe pure portato banconote da 500 euro. Una pezzatura che, a detta di Causarano, non sarebbe stata gradita dal dirigente Tinnirello con cui avrebbe diviso le mazzette. Giovedì prossimo, Vito e Manlio Nicastri deporranno a Roma per l’altro procedimento che vede indagato l’ex sottosegretario Armando Siri per aver ricevuto la promessa di una mazzetta da 30 mila euro per un emendamento che avrebbe dovuto aprire molti finanziamenti alla ad Arata e Nicastri.