Cemento del Golfo, chieste pesanti condanne per gli imputati al processo ordinario

I Pubblici Ministeri della Procura della Repubblica di Trapani Francesco Grassi e Gianluca De Leo, hanno richiesto questa mattina, al termine della requisitoria, pesanti condanne contro gli imputati che hanno scelto il rito ordinario del processo scaturito dall’operazione antimafia “Cemento del Golfo” del 30 marzo del 2016. I pm, così come scrive il blog d’informazione Alqamah, hanno chiesto 22 anni di carcere per il boss castellammarese Mariano Saracino, 14 anni per ciascuno per Vito e Martino Badalucco, padre e figlio, e 12 anni per l’imprenditore alcamese Vincenzo Artale. Posizione stralciata invece per Martino Magaddino che sarà giudicato separatamente. Per l’altro imputato, Vito Turriciano, è già arrivata la sentenza definitiva di Cassazione che ha confermato la condanna a 12 anni di carcere per associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata in concorso. Gli imputati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione aggravata, danneggiamento aggravato, fittizia intestazione aggravata, frode nelle pubbliche forniture e furto. Dietro a tutto, secondo l’accusa, ci sarebbe la regia dell’anziano boss Mariano Saracino, già noto alle cronache come il “cassiere” della mafia castellammarese. Tra le parti civili ci sono: l’associazione Castello Libero Onlus di Castellammare del Golfo, l’associazione Antiracket e Antiusura Alcamese, il Comune di Castellammare del Golfo, il Comune di Alcamo, il Centro studi Pio La Torre, Confindustria Trapani, l’Associazione Libero Futuro di Palermo, l’imprenditore Vincenzo Parisi, Tecnordest srl e Siar srl. La sentenza del Tribunale di Trapani presieduta da Daniela Troja a latere Visco e Marroccoli, è attesa per i primi giorni del 2019.

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