Corruzione, nei guai imprenditori di Cefalù e funzionari regionali

A capo del Demanio marittimo di Palermo e provincia fino a gennaio scorso e dirigente dell’assessorato regionale Territorio e Ambiente, l’architetto Antonio Di Franco è finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione; lo stesso reato viene contestato ad un noto imprenditore Giovanni Cimino che grazie alla complicità del funzionario avrebbe goduto di un trattamento di favore nella gestione della spiaggia di Cefalù. Divieto di dimora nella provincia di Palermo invece per un altro funzionario regionale Salvatore Labruzzo, mentre non potrà soggiornare a Cefalù, Bartolomeo Vitale, presidente dell’associazione operatori balneari. L’operazione “spiagge libere” degli agenti del commissariato cefaludese, diretti da Manfredi Borsellino, ha smantellato un regime di monopolio su uno dei tratti di costa più belli del palermitano. L’indagine nasce dalla denuncia del titolare di un piccolo stabilimento balneare, che aveva tentato di ottenere una concessione dalla Regione. Ma inutilmente. Lo scorso anno la polizia aveva sequestrato per presunti abusi il più grande lido della famiglia Cimino, il “Poseidon” e l’imprenditore finito ai domiciliari, si sarebbe spinto con i funzionari “infedeli” del Demanio, financo a concordare strategie, formare atti illegittimi e adottare ogni iniziativa possibile per consentire la riapertura del “Poseidon”. I favori venivano ripagati con i favori: in particolare con l’assunzione dei figli dei funzionari corrotti durante il periodo estivo presso ditte riconducibili allo stesso Cimino. Gli inquirenti hanno sequestrato documenti e supporti informatici negli uffici dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente e a casa dei dirigenti e degli imprenditori coinvolti alla ricerca di altri elementi utili.

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