“Caso Maniaci”, Rifondazione Comunista punta il dito contro il sindaco e il Pd

“Sebbene non interessati alle dinamiche e agli equilibri interni dei partiti e meno che mai del Pd, ricostruito sul vecchio modello della DC, dentro il quale si esprimono pubblicamente posizioni e interessi in palese contrasto tra di loro, le ultime vicende, che hanno fatto il giro del nostro Paese, ci riguardano in quanto attengono al ruolo del sindaco di Partinico e, per questo, non possiamo esimerci dall’esprimere la nostra opinione”.

A scriverlo in una nota è il locale circolo Peppino Impastato di Rifondazione Comunista che descrive il primo cittadino Salvo Lo Biundo, quale “ un sindaco approdato nel PD dopo un lungo girovagare all’interno di vari Partiti e gruppi, di centro e di destra, che ancora alle elezioni comunali del 2013 esaltava il civismo contro il ruolo nefasto, a suo dire, dei Partiti. “Tutto ciò – prosegue la nota – rappresenta plasticamente il segno anticipatore di quanto è recentemente accaduto nella nostra città ed è la ineluttabile conseguenza di chi sceglie, a suo piacimento, una qualsiasi collocazione politica per assoggettarla alle sue mire, ai suoi interessi e a quelli della sua cerchia. Dal canto suo, il gruppo politico di turno che, di volta in volta, ha visto bussare alla sua porta il vagabondo, lo ha accolto non perché portatore di valori, ma esclusivamente in quanto sindaco portatore di voti”.

Per Rifondazione Comunista ci si trova di fronte “ad un uso cinico, spregiudicato e personalistico della politica. Niente di più. D’altronde i fatti che hanno coinvolto il sindaco di Partinico sono chiari”.

Secondo i comunisti, Salvo Lo Biundo sarebbe stato “condizionato, subordinato, ricattato ed omertoso, poiché avrebbe dovuto denunciare e non l’ha fatto, utilizzando il Comune quale ufficio di collocamento in nero, dunque con grave violazione della legge, e usando i servizi del direttore di Telejato Pino Maniaci, contro il nostro partito ed i Consiglieri comunali del Gruppo “Cambiamo Partinico” che, lo inchiodavano e lo inchiodano alle sue gravissime responsabilità”.
Per Rifondazione Comunista, un sindaco che “non avrebbe denunciato le illegalità e che sarebbe stato condizionato, oltre che complice, non avrebbe il diritto di governare la nostra città”.

Infine, Rifondazione Comunista conclude il duro documento politico scrivendo che: “pur apprezzando il gesto politico delle dimissioni di Michele Galati, avremmo preferito, come cittadini, che queste fossero scaturite dal ruolo del sindaco nel Caso Maniaci, per la disastrosa gestione della vita della nostra collettività e non certo per semplici, seppur comprensibili, ragioni di Partito”.

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