Restituiti gli alberghi al gruppo imprenditoriale Ponte

Il gruppo imprenditoriale Ponte torna in possesso dei propri alberghi. A distanza di due anni dall’avvio delle indagini patrimoniali è arrivata la decisione del nuovo collegio delle misure di prevenzione, presieduto da Giacomo Montalbano e dai giudici Luigi Petrucci e Giovanni Francolini.

Secondo il pm, il patrimonio sarebbe stato inquinato, ma Cosa Nostra non controllava le società che gestisce gli hotel, tra cui il Saracen di Isola delle Femmine e Perla del Golfo di Terrasini, adesso dissequestrati.

A fare scattare il provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione allora guidata dal giudice Silvana Saguto – oggi indagata e sospesa – erano state le indagini della Procura della Repubblica che puntava il dito contro le presunte commistioni fra gli affari dei Ponte e la famiglia Sbeglia, a cui nel 2010 venne sequestrato il patrimonio, successivamente gestito dall’amministratore giudiziario nominato dalla Saguto, Gaetano Cappellano Seminara, anche lui finito sotto inchiesta.
Cappellano studiò i bilanci dell’impresa di Sbeglia e mise in risalto i presunti intrecci economici con il gruppo Ponte. In particolare, la Cedam aveva comprato per 1 milione e 900 mila euro il ¬65% di un immobile in via Emerico Amari,¬ quello che oggi ospita l’hotel Garibaldi, stipulando un mutuo bancario per 3 milioni e mezzo di euro. Lo stesso giorno dell’acquisto la Cedam affittava l’immobile al gruppo Ponte. Secondo Cappellano, in realtà, l’immobile sarebbe stato pagato con i soldi provenienti dalle società ¬Vigidas e Ponte spa, entrambe riconducibili alla nota famiglia di albergatori che fa capo a Salvatore Ponte. Non solo, i Ponte avrebbero rinunciato al credito di un milione di euro che vantavano dalla Cedam e si sarebbero pure rivolti alla Costruire Srl degli Sbeglia per ristrutturare il palazzo. Insomma, a trarne vantaggio sarebbero stati solo ed esclusivamente gli Sbeglia.

Di parere opposto sono sempre stati i Ponte che hanno sempre sostenuto che anziché comprare a peso d’oro un albergo in centro, lo avrebbero affittato per sedici anni ad un prezzo vantaggioso. Ed ancora: non c’erano prove che nelle società siano confluiti soldi sporchi. “Nel processo non è emerso alcun condizionamento mafioso”, ragion per cui i beni sono tornati al gruppo Ponte.

Francesco Paolo Sbeglia venne condannato definitivamente per riciclaggio, ma su quegli avvenimenti giudiziari, il ramo della famiglia di Paolo Ponte che gestisce numerosi alberghi in città e provincia, è sempre stato totalmente estraneo.

Nel corso del procedimento, i legali del gruppo Ponte hanno sollevato polemiche sul presunto conflitto di interessi dell’amministrazione giudiziaria, visto che la famiglia Cappellano Seminara avrebbe acquistato l’hotel Brunaccini.

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