Partinico. Teatro, stasera e domani in scena “Le Baccanti”

Al teatro Lucia Gianì stasera è di scena un classico della tragedia greca. Alle 21,00 il sipario si apre per “Le Baccanti” celebre testo di Euripide, il più grande esponente del dramma antico. A rappresentare quella che viene considerata una delle più grandi opere teatrali di tutti i tempi è un gruppo di attori guidati dal regista Maurizio Carlo Luigi Vitale. Il dio Dionisio, figlio di Zeus e di Semele, giunge in forma umana a Tebe, per punire, travolgendone le menti, quanti hanno dubitato della sua natura divina. Rese folli dal dio, le donne tebane e le figlie di Cadmo, che lo avevano misconosciuto, fuggono sui monti per celebrare i riti dionisiaci, mentre Dionisio si lascia catturare volutamente dal re Penteo ed incatenare. L’opera è quasi completamente imperniata attorno allo scontro tra Penteo e Dioniso. E’ lo stesso Dionisio a raccontare i fatti nel prologo del dramma. Dioniso incarna l’affermazione dell’irrazionalità, dell’individualità, della corporeità, l’affermazione della società come insieme di individui. Penteo è la negazione dell’estro, della follia, dell’individualità. Così se la libertà di vivere il proprio corpo e la propria follia sono per Dioniso alla luce del sole, per Penteo la morale delle leggi tende a negare tali libertà. Ma al tempo stesso non può negarne la necessità. Si trasforma così in voyeur, si traveste, spia le Baccanti, a significare che l’essere umano è duale, ora razionale e mentale, ora folle e corporeo. Penteo, il perdente, trasforma quindi in vizio la libertà del suo essere. Non riconosce Dioniso in quanto Dio, non vede ciò che non vuole vedere, sente e vede le baccanti che circondano la sua reggia e che martellano la reggia stessa con lo stridore dei “timpani”. Non vede invece le Baccanti durante i riti sul monte Citerone, ne, mentre in dialogo con Cadmo, Tiresia, i mandriani, esse gli sono accanto a testimoniare che la loro presenza come il loro significato, è innegabile. Fino all’ultimo si nega all’irrazionale, al corpo e alle sue necessità. Per questo vizio, più che per volere del dio, troverà la morte. La vicenda è rappresentata in uno spazio scenico minimale, solo il trono di Penteo simbolo del Re di Tebe e poi l’albero su cui Penteo trova la morte. Un minimalismo dettato dalla necessità di riproporre in chiave contemporanea un testo di Dramma Antico e quindi centralizzare la figura dell’attore, collocarlo in uno spazio altro, porre in evidenza una recitazione di voce e corpo, proseguendo così sulla strada della ricerca di nuove forme di rappresentazione del testo teatrale, con particolare attenzione per il Dramma Antico. Le musiche sono ora brani di origine classica o comunque composte in base a ritrovamenti di “spartiti” di epoca Ellenica, ora brani di musica elettronica o addirittura brani della tradizione giapponese, ora effetti elettronici creati da Giuseppe Calisti. Lo spettacolo verrà replicato domani alle 18.

baccanti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Hide picture