Aperta la porta della Misericordia per la diocesi di Monreale

In contemporanea con tutte le cattedrali del mondo monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale ha aperto ieri pomeriggio la Porta della Misericordia per la diocesi (nella foto di monrealenews.it). Numerosi i fedeli presenti in cattedrale insieme ai sacerdoti che sono stati invitati espressamente a non celebrare nelle loro parrocchie per unirsi al Vescovo in questa unica celebrazione. Serrato il sistema dei controlli da parte delle forze dell’ordine: ogni fedele è stato perquisito prima di entrare in cattedrale e per motivi di sicurezza solo la Curia ha partecipato alla processione che si è snodata dal palazzo arcivescovile alla Porta del Paradiso che è stata aperta alle 17.30

Vi proponiamo l’omelia pronunciata durante la Santa Messa da monsignor Pennisi

“Carissimi Confratelli, Gentili Autorità, fratelli e sorelle

Oggi con l’apertura della Porta del Paradiso della nostra Cattedrale abbiamo iniziato l’Anno Straordinario della Misericordia che è  dono di grazia per tutti.

La porta è Gesù Cristo (cf. Gv 10,9), immagine del Padre ricco di misericordia (Ef 2,4), che mediante la sua opera di Redenzione apre le porte del cielo e dischiude per l’uomo la vita in Dio.

Varcare questa Porta, significa scoprire la profondità della misericordia del Padre che tutti accoglie, ma anche spalancare la porta del nostro cuore a Cristo ed incominciare ad assaporare la gioia della Gerusalemme celeste, di cui la chiesa è anticipo ed inizio.

La Porta principale del nostro Duomo fu realizzata dallo scultore Bonanno Pisano

Le formelle raffigurano eventi e personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento. L’Assunzione di Maria e il Cristo glorioso, chiudono il racconto della Storia della Salvezza.

La presenza di Gesù nuovo Adamo è determinante nella qualificazione cristologica del passaggio dall’esterno all’interno del Duomo, ed evoca il passaggio pasquale dal mondo umano a quello divino, dal peccato alla grazia

Il Pisano, nel realizzare questa porta d’ingresso, tenne in considerazione il linguaggio utilizzato sulle pareti interne del Duomo dai maestri mosaicisti, per anticipare  le tematiche che si sviluppano sulle pareti della Basilica e completano il racconto della Storia della Salvezza.

Tutto l’apparato musivo del nostro duomo è un inno alla misericordia divina e un invito alla conversione e alla santità, che  partendo dalla creazione e dal dramma del peccato ci introduce nella storia della salvezza e culmina nella liturgia celeste attorno al Pantocratore con il suo abbraccio benedicente.

I mosaici mostrano l’intervento di Dio nella storia dell’uomo, che nella misericordia esercitata da Cristo verso coloro che sono piagati nel cuore e nel corpo, fa conoscere l’amore e la presenza di un Dio che è in mezzo al suo popolo presenza compassionevole di un Dio pronto al perdono per ogni uomo e donna che si rivolge a lui con fede.

Gesù Cristo è la porta santa che ci introduce nell’abisso  dell’ amore del Dio vivente nella Comunione Trinitaria, svelandoci  le viscere di misericordia  del Padre  e donandoci lo Spirito Santo per il perdono dei peccati, che fa della Chiesa  un oasi di misericordia.

La parabola del Buon Pastore e della pecora smarrita e ritrovata ci dice che la conversione è frutto della grazia di Dio che cerca chi è perduto e che invita a condividere la sua  gioia.

A questa gioia siamo invitati  nella domenica Gaudete dalle letture che ci propone la liturgia, il cui grido di festa attraversa questo tempo d’avvento e ogni tempo della nostra vita.

Il ripetuto invito alla gioia che la parola di Dio rivolge a noi credenti non parte da una situazione storicamente idilliaca, ma dalla condizione drammatica dell’umanità di ogni tempo fatta di egoismi, di violenze, di ingiustizie ed in questo momento di minacce  di violenze di stampo terroristico e di grave crisi economica che colpisce tante famiglie e persone.

La Parola di Dio spinge a non lasciarsi prendere dalla tristezza, a non lasciarsi sopraffare dalla paura e dall’angoscia.

Dio attraverso il Profeta Sofonia in un periodo di decadenza religiosa e di crisi politica, caratterizzata dalla minaccia di sterminio da parte della potenza assira, intona il canto dell’amore che rinnova l’esistenza e rivolge alla comunità d’Israele un triplice imperativo: “gioisci, esulta, rallegrati con tutto il cuore”.

San Paolo, mentre era in carcere in attesa del giudizio, invita con insistenza i cristiani a rallegrarsi sempre. Questa gioia è piena dell’attesa del Signore che è vicino.

Giovanni Battista annuncia al popolo la buona notizia della venuta del Messia durante l’occupazione romana.

L’accoglienza del vangelo, che  si identifica con Gesù Cristo, predicato da Giovanni il Battista è la radice sicura della comunione ecclesiale e della gioia che rende felice la vita.

Non si tratta di una gioia sterile e consolatoria, ma di un annuncio di salvezza che esige un cambiamento radicale non solo della mentalità interiore ma anche del comportamento esteriore ed invita tutti a porsi la domanda radicale ed impegnativa: “Che dobbiamo fare?”.

Giovanni risponde con semplicità e chiarezza: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”. È la carità come condivisione di ciò che si è e di ciò che si ha la prima risposta. Essa dispone i cuori ad accogliere il Signore che viene sotto le sembianza dei poveri e dei deboli.

Si tratta di una proposta affascinante per tutte le categorie di persone, anche per quelle giudicate poco affidabili dal punto di vista  sociale e morale e più sospette da parte dei benpensanti e dei farisei di ogni tempo.

La conversione al vangelo fa nascere atteggiamenti nuovi fondati non sul possesso e sulla violenza, ma sulla solidarietà e sulla mitezza e sulla pratica delle beatitudini evangeliche.

L’invito alla conversione è una conseguenza della bella notizia della misericordia di Dio.

La misericordia, che ha il volto del perdono gratuito e incondizionato, è la parola-sintesi del Vangelo.

Come ha richiamato papa Francesco nella bolla Misericordiae Vultus, la misericordia è l’architrave che sorregge la vita della Chiesa, la cui credibilità, anche attraverso il sacramento della riconciliazione, passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole, della clemenza, della tenerezza, della solidarietà.

La misericordia non è un cristianesimo a buon mercato, a prezzo di liquidazione, perché siamo stati riscattati al prezzo del sangue del Figlio di Dio versato per noi e per tutta l’umanità.

Ognuno di noi come credente è chiamato ad essere in qualche modo egli stesso una «porta santa», spalancata per accogliere il dono della misericordia di Dio , capace di essere misericordioso  come il Padre celeste e  di incarnare il ‘volto della misericordia’ di Gesù Cristo, e di imitare i santi della misericordia.

In questo Giubileo della misericordia non basta entrare come pellegrini  bisognosi di conversione per la Porta santa, ma bisogna  varcare quella soglia anche per essere Chiesa in uscita, come  missionari e testimoni dell’amore di Dio.

La fantasia della carità stimoli delle nostre comunità ecclesiali  a porre gesti simbolici carichi di significato e  a mettere in pratica le opere di misericordia corporali e spirituali, che sono l’espressione concreta del vero amore insegnato da Gesù.

Maria, che nell’incarnazione del Figlio di Dio ha spalancato per noi la porta che ci immette nella comunione del Padre, è invocata dalla Chiesa con il titolo di Ianua caeli, Porta del Cielo.

Nella sapienza iconografica della nostra Cattedrale, come Madre Odigitria la ritroviamo nella lunetta posta al di sopra della porta del Paradiso.

Prima di attraversare questa porta, per tornare all’azione dopo la contemplazione del mistero, Ella tornerà ad indicarci il Figlio, quasi a dirci, usciti dal tempio: “Continua a seguire il mio Figlio: Lui solo è la Via”.

Così vivremo il giubileo: perdonati per perdonare, amati per amare; pellegrini sulle strade del mondo insieme a Lui, pellegrino e buon samaritano .

Ogni comunità sia un’oasi di misericordia: i molti deserti delle nostre città e di tanti cuori possano essere raggiunti dall’amore misericordioso di Dio, che chiede alla sua Chiesa di essere oggi il suo volto nella storia degli uomini. Possano quanti vi incontreranno, rinnovati nella gioia e nello spirito, conoscere la misericordia del Padre.

La dolcezza dello sguardo materno di Maria Madre della Misericordia  e Trono della Grazia divina  ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio.

Chiediamo la sua materna intercessione perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia divina nel suo Figlio Gesù”.

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