Lacrime di gioia ed amarezza per l’ex sindaco Giacomo Tinervia assolto con formula piena dal Processo Nuovo Mandamento

“Sono due anni che vivo in un incubo e subisco la cattiveria di chi ha dubitato della mia innocenza. Finalmente la giustizia è arrivata, ma di certo questo non basta per restituirmi ciò che in questo lasso di tempo infernale mi ha tolto, in primis il mio lavoro che, sono stato costretto a lasciare”. Sebbene felice di essere stato scagionato dalle accuse di concorso in estorsione e concussione, e quindi assolto per non avere commesso il fatto, l’ex sindaco di Montelepre, Giacomo Tinervia, non riesce a nascondere la rabbia e l’amarezza per quanto vissuto dal giorno del suo arresto nell’ambito della prima tranche dell’operazione antimafia Nuovo Mandamento che coinvolgeva complessivamente 62 persone. Finito in manette l’8 aprile del 2013 e scarcerato pochi giorni dopo, ha vissuto il procedimento giudiziario in cui è rimasto indagato, in silenzio, assistendo anche allo scioglimento del Comune di Montelepre per mafia, incassando pregiudizi e pettegolezzi sul suo conto, senza poter dire la sua. Giacomo Tinervia, che si dimise pochi giorni il suo arresto, si è sempre proclamato innocente e da subito ha asserito di poter dimostrare alle autorità competenti di essere completamente estraneo ai fatti. La giustizia ha fatto il suo corso e alla fine gli ha dato ragione. Le accuse che gli erano state contestate erano quelle di avere intascato una mazzetta di 7 mila euro da un imprenditore e di aver fatto da intermediario tra la vittima dell’estorsione e le cosche mafiose locali. Ad alimentare i dubbi investigativi una serie di intercettazioni in cui il capomafia Giuseppe Lombardo raccontava di tangenti pagate a Giacomino. Ma l’ex sindaco Tinervia smentì da subito che in quella telefonata si potesse fare riferimento a lui, sostenendo che il Giacomino di cui si parlava fosse certamente un omonimo. Le accuse, infatti, in aula, sono state completamente smontate dai suoi legali che sono riusciti ad ottenere per il suo assistito l’assoluzione a formula piena. Una sentenza attesa che ha fatto anche piangere Giacomo Tinervia; un pianto di gioia, ma anche di rabbia per essere stato considerato un delinquente, per essere stato dato in pasto all’opinione pubblica, trasformato in un capro espiatorio di tutto quello che oggi in paese non va. Per essere finito sulla prima pagina dei giornali, di quegli stessi quotidiani che oggi, per la sua assoluzione, dedicano solo poche righe. Due anni di angoscia che lo hanno segnato per sempre, anche se, con l’aiuto di Dio e della propria famiglia, oggi vuole tentare, in tutti i modi, di tornare a vivere serenamente. La sua vicenda giudiziaria ha sicuramente sconvolto l’esistenza di Giacomo Tinervia, uomo e sindaco di Montelepre, ma ha anche provocato effetti devastanti per l’intera comunità, ancora una volta “marchiata” e pure amministrata da una Commissione Straordinaria subentrata alla gestione dell’ente locale dopo lo scioglimento deciso dal Consiglio dei Ministri per infiltrazioni mafiose. Un provvedimento su cui, alla luce della sentenza di assoluzione dell’ex primo cittadino, adesso è lecito riservare dubbi.

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