“Non verrà staccata la spina” a Gino Scasso. Nuovi particolari sulla sera dell’incidente
E’ probabile che non superi le 24 ore: per il professore Gino Scasso non ci sarebbe più nulla da fare, ma i medici dell’ospedale Ingrassia di Palermo “non staccheranno la spina”, come assicura il primario Emanuele Scarpuzza.
L’ambientalista partinicese, non risulta essere “donatore di organi”, quindi non è necessario spegnere le macchine che lo tengono ancora in vita anche se l’elettroencefalogramma è piatto. Gino Scasso è in coma profondo, ricoverato in rianimazione dall’alba di domenica le sono condizioni di salute sono rimaste sempre gravi a causa di un’emorragia celebrale estesa che non ha permesso un intervento chirurgico, tutti gli esami del caso hanno dunque stabilito che Scasso è inoperabile.
L’insegnante di Italiano e Latino in pensione, è stato colpito da un ictus sabato notte mentre si trovava alla guida della sua Ford Focus, si è schiantato su un’autovettura parcheggiata in via Principessa Elena, angolo viale Dei Platani. La Lancia Y contro la quale Scasso ha finito la sua corsa, è di proprietà di un consigliere comunale di Borgetto, che a bordo della macchina stava consumando un panino. L’incidente si è infatti verificato davanti ad una tavola calda. I presenti hanno subito soccorso Scasso che si era accasciato sul volante. Allertato il 118 è stato prima trasportato all’ospedale Civico di Partinico e poi trasferito all’Ingrassia di Palermo.
Ricoverato in rianimazione non ha mai ripreso conoscenza, le sono condizioni di salute sono apparse da subito gravissime e l’ultimo bollettino medico dimostrarebbe che il professore sarebbe destinato a morire.
Gino Scasso, 68 anni, nella sua vita è sempre stato in prima linea. Fondatore di movimenti politici, ambientalisti e culturali, si è laureato in Lettere Moderne all’Università “ Cattolica” di Milano, insieme al leder del movimento giovanile del sessantotto Mario Capanna, della cui amicizia andava orgoglioso –come racconta lo storico partinicese Salvo Vitale, che sabato notte è stato contatto dopo l’incidente di Scasso, il suo numero di telefono compariva nella lista delle ultime chiamate effettuate dal professore; avevano infatti trascorso la serata insieme a Cinisi.
Dopo l’esperienza milanese, Gino Scasso torna a Partinico e fonda una locale sezione del Partito di Unità Proletaria, sostiene le battaglie di Danilo Dolci, diventando uno degli animatori di Radio Onda Libera, un’emittente partinicese nata dall’eredità della “Radio dei poveri Cristi”, cioè –ricorda ancora Vitale- la prima radio libera in Italia, nata nel 1970, per trasmettere la voce dei terremotati del Belice. Consigliere comunale per tre legislature, consigliere provinciale dei Verdi, vice sindaco ed assessore all’urbanistica nella giunta di Gigia Cannizzo, ultimamente aveva rivolto la sua attenzione politica verso il Partito della Rifondazione Comunista, ma anche verso Sel e il Movimento 5 Stelle, “con l’obiettivo di creare consenso intorno a precisi obiettivi politici, utilizzare il dissenso, il disagio dei più deboli e delle classi sociali emarginate, per rivendicare condizioni di vita migliori, nella prospettiva di un futuro senza diseguaglianze sociali”.
Sempre a Partinico ha fondato il “Comitato di Lotta per la casa e l’occupazione”, nel quale erano confluiti un centinaio di disoccupati e di senza tetto. L’esperienza si era conclusa con l’occupazione delle case popolari di via Ungaretti, da anni costruite e mai assegnate. Ha dato vita al circolo “Chico Mendez” di Legambiente e si è schierato a sostegno del Patto per la Salute e per l’Ambiente “Nino Amato” nella dura battaglia contro la distilleria Bertolino, portando in piazza 10 mila persone in corteo contro l’inquinamento.
Gino Scasso collaborò pure con Peppino Impastato, è tra i soci fondatori dell’associazione culturale che porta il nome del militate di democrazia proletaria assassinato dalla mafia.
E proprio sabato sera aveva partecipato a Cinisi ad un convegno sull’esperienza del circolo “Musica e Cultura”, prendendo la parola ha detto che “bisognava smettere di guardare al passato, di essere reduci d’un tempo che non si ripeterà, che bisognava tornare ad essere protagonisti, come lo era stato Peppino Impastato delle lotte che possano migliorare la nostra condizione di uomini e di siciliani. E’ stato il suo ultimo messaggio”, questo quanto raccotnato ieri dal professore Salvo Vitale