Gino Scasso, il ricordo di Toti Costanzo: “compagno, a che punto è la nostra rivoluzione?”
Con Gino Scasso se ne va un’altra di quelle importanti personalità che a Partinico hanno voluto pervicacemente costruire negli ultimi trent’anni una forte e diffusa coscienza ambientalista.
Dopo Nino Amato e Piero Ciravolo ora se ne è andato anche lui. Fu, la nostra, la generazione che nella lunga e indimenticabile estate dell’84 aprì gli occhi ad una comunità sonnacchiosa, accondiscendente, compiacente che aveva consentito la rottura dell’armonia che nella nostra zona equilibrava da sempre il rapporto tra aria, acqua, mare, terra, uomo. E fu in quell’estate che il democristiano Nino Amato si ritrovò con un pezzo del PCI locale (Toti Costanzo, Vincenzo Fedele, Marco La Fata, Totò Inghilleri ed altri), ad iniziare una lotta che non si è mai più fermata neppure di fronte al grumo che nella nostra città ha quasi sempre solidificato potere economico e pezzi della politica locale.
Gino non aderì da subito al nostro Comitato popolare per la difesa dall’inquinamento dell’area del Partinicese, da noi costituito. E non certo perché colluso come i Partiti politici, in testa la DC, che governavano la nostra città ma perché lui, formatosi nelle lotte della Milano del ’68 e militante della sinistra extraparlamentare, pensava con il voto che manifestò nel Consiglio comunale (era già stato eletto Consigliere) a favore della riapertura della distilleria chiusa dal Sindaco Bongiorno, di difendere così gli operai che in quella industria lavoravano. Ma capì ben presto come le sue ragioni avessero involontariamente non solo indebolito il fronte ambientalista oltre che messo in discussione l’unità di azione della sinistra locale, ma prestava il fianco alle forze più retrive che diversamente da lui intendevano soltanto difendere gli interessi dell’industriale.
Dopo quell’esperienza scelse, ovviamente, di stare, e per sempre, a difesa dell’ambiente e dunque della salute e della vita dell’uomo. Ma con “l’extraparlamentare” Gino, seppur i rapporti politici non fossero sempre sereni o di collaborazione in ragione della diversa collocazione politica e “visione strategica” ed anche per la diffidenza di quanti come lui militavano nelle formazioni alla sinistra del PCI non furono poche le battaglie condotte contro le Giunte comunali che avevano solidificato un rapporto tra DC, PSI e di volta in volta i Partiti di Cintola (il PRI prima e il PSDI poi), dominando la vita della nostra città condizionandola e costruendo un sistema clientelare che durò decenni senza alcuna possibilità, da parte delle nostre formazioni, di scalfirlo. Ma fummo insieme nel difendere coloro che non avevano né una casa né un lavoro anche se operammo separatamente. Lui a sostegno degli occupanti degli alloggi di via Ungaretti, noi comunisti per costruire un movimento popolare, la Lega dei disoccupati, per la moralizzazione dei cantieri di lavoro e la costruzione dei 108 alloggi della 3° zona PEEP, i contributi per i senza casa, il sostegno materiale ai disoccupati. Insieme, e insieme a tanti altri, ci ritrovammo a salire e scendere le scale dei Tribunali di Partinico e di Palermo per le numerose querele dell’industriale Bertolino che tentava, senza ovviamente riuscirci, di condizionare la nostra intransigenza che non si piegava né ai ricatti né alle negative sollecitazioni. C
osì come fummo insieme nel 1976 a dare vita alla prima radio libera – Radio Onda Libera – con una forte caratterizzazione politica. Quell’esperienza, seppur nella sua convulsa quanto limitata vita, rappresentò la straordinaria capacità di un pezzo di sinistra partinicese che quando dialogava o collaborava sapeva costruire forti e seri momenti “rivoluzionari” come lo è la libera informazione seriamente alternativa nei confronti di un potere corruttore, compromesso, colluso anche con la mafia. L’esperienza durò poco, anche per ragioni economiche. Alla fine decidemmo di trasferire parti utili della radio a Peppino Impastato che intanto a Terrasini dava vita a Radio Aut. Gino Scasso era un uomo molto timido, a volte appariva anche indifeso (memorabili i miei scontri in Consiglio comunale a sua difesa contro l’arroganza di certi democristiani che tentavano di isolarlo e dileggiarlo) anche se, molto spesso, trasformava la sua timidezza in aggressività verbale. Era un modo di vincere, forse, oltre che la timidezza anche la sua ricercata solitudine che tuttavia, paradossalmente, non gli impediva di immergersi dentro il profondo del mondo giovanile assai sensibile ai temi ambientali.
La sua competenza delle tematiche era fuori discussione così come la capacità di porre, farsi comprendere, coinvolgere. Ovviamente non avrò più la possibilità di rivolgermi a lui con il consueto: “Compagno Scasso, a che punto è la nostra rivoluzione?”. La sua è approdata in lidi più sereni.
Toti Costanzo, presidente di Rifondazione Comunista Partinico