Colpo alla cosca di Messina Denaro, 16 arresti: c’è anche il nipote e un consigliere comunale

Il boss dei boss sembra imprendibile, ma gli investigatori continuano a stringere il cerchio attorno a lui arrestando persone vicine a Matteo Messina Denaro. Anche stavolta, come nella precedente operazione antimafia, a finire in manette è un suo parente: Girolamo Bellomo, 37 anni, marito di Lorenza Guttadauro, avvocato penalista nipote del boss. Gli investigatori accusano Bellomo di essere l’ambasciatore di Messina Denaro. E’ stato fermato dai carabinieri del Ros alle cinque del mattino in pieno centro a Palermo.

Contemporeamente altri militari hanno fatto scattare il blitz anche a Castelvetrano: 15 le persone arrestate perchè considerate alle dipendenze di Bellomo. Dopo aver tagliato i canali di comunicazione, ora dunque, i carabinieri cercano di tagliare i canali di finanziamento al padrino, perché una latitanza di questo tipo costa cara ogni mese.  Di questo si occupava Bellomo, di procurare tanti soldi: si era anche presentato agli imprenditori che stavano realizzando un nuovo centro commerciale a Castelvetrano, e aveva imposto le sue ditte per le forniture e i lavori. Ma per una lunga latitanza è necessaria anche una rete sempre attiva di favoreggiatori. Nell’ultima indagine c’è il meccanico che controlla se nelle auto dei boss ci siano microspie. C’è il dipendente della Motorizzazione civile di Trapani che verifica le targhe sospette. C’é persino un insospettabile comparsa della soap opera della Rai “Agrodolce”, girata in Sicilia. Si tratta di Salvatore Lo Piparo che nella fiction faceva il poliziotto.

Di fatto Bellomo sarebbe stato il leader di un braccio armato pronto a tutto,anche alla violenza. Dall’assalto ad un deposito in amministrazione giudiziaria a Campobello di Mazara alla spedizione punitiva per recuperare il bottino di una rapina.

Questo è un momento di svolta nelle indagini  –  dice il procuratore aggiunto Teresa Principato che da tempo da la caccia al boss  –  è emerso uno spaccato nuovo dell’organizzazione che si è sviluppata attorno al latitante. Adesso, i suoi fedeli esecutori hanno paura e hanno inaugurato una stagione di violenza inaudita per Castelvetrano, con pestaggi, intimidazioni e rapine cruente”.

Sei mesi fa, a Messina Denaro gli hanno arrestato la sorella Anna Patrizia e il nipote prediletto Francesco Guttadauro, il cognato di Bellomo. Erano loro che si occupavano delle comunicazioni da e per il latitante.

Bellomo avrebbe aiutato il cognato, Francesco Guttadauro, e Patrizia Messina Denaro a mandare avanti gli affari della cosca. Quando nel dicembre 2013 per entrambi scattarono le manette, Bellomo si sarebbe sobbarcato il peso del lavoro sporco. Un lavoro sporco che ha consentito e consente a Matteo Messina Denaro di restare latitante, potendo contare su una fitta rete di protezione. Anche in questa operazione ci sono i segni della presenza del padrino sul territorio. Segni impalpabili rappresentati da pizzini e conversazioni via Skype. Dall’operazione viene fuori lo spaccato di una mafia trapanese forte che dialoga con le cosche palermitane. Continua dunque l’operazione terra bruciata attorno al boss latitante. Una latitanza che continua da tantissimi anni grazie anche – secondo quanto ha raccontato recentemente un detenuto ai magistrati – ad un operazione per cambiare tono di voce e impronte digitali.

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I nomi degli arrestati
L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Nicola Aiello coinvolge, oltre a Bellomo, Ruggero Battaglia, Rosario e Leonardo Cacioppo, Giuseppe Fontana, Calogero Giambalvo, Salvatore Marsiglia, Fabrizio Messina Denaro, Luciano Pasini, Vito Tummarello, Salvatore Vitale, Gaetano Corrao, Ciro Carrello, Giuseppe Nicolaci, Valerio Tranchida e Salvatore Circello.

Calogero Giambalvo è consigliere comunale di Castelvetrano: secondo la ricostruzione della procura, avrebbe partecipato anche ad uno degli episodi di pestaggio emersi nel corso dell’inchiesta. Così spiega Teresa Principato: “E’ lui che, dopo avere preso parte ad un raid violento finito con un pestaggio, non ha alcun rimorso. Se non per il fatto che avrebbe dovuto disfarsi dei vestiti sporchi di sangue”.

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