Mafia e Appalti. “I Ponte in affari con gli Sbeglia”, arresti e sequestri di società

La Guardia di Finanza di Palermo ha arrestato tre persone per intestazione fittizia di beni. Si tratta di Marcello Sbeglia, di 42 anni, indicato come rampollo di un noto clan di costruttori ritenuti punto di riferimento di diverse famiglie mafiose per la gestione degli appalti; Salvatore Brusca, di 50 anni, e Gaetano Troia, di 51, accusati di essere prestanome del primo che è il figlio di Francesco Paolo Sbeglia detenuto ai domiciliari e destinatario, insieme al padre, di sequestro di mafia. Dalle indagini dei militari del nucleo speciale di polizia valutaria delle Fiamme Gialle sono emersi anomali rapporti finanziari tra la famiglia Sbeglia e importanti società alberghiere, quelle coinvolte sono la Delta Finanziaria spa, la F.Ponte spa e la Vigidas srl, tutte riconducibili ai Ponte, storica famiglia di albergatori palermitani. Le società gestiscono, tra gli altri, direttamente o indirettamente, gli hotel Astoria Palace di via Monte Pellegrino, Vecchio Borgo di via Quintino Sella e Garibaldi di via Emerico Amari. La sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo ha disposto il commissariamento delle tre società per sei mesi. Secondo la ricostruzione dei finanzieri della Valutaria, Sbeglia avrebbe intrattenuto rapporti economici con la famiglia Ponte, servendosi di prestanome. Nel corso dell’operazione la Guardia di Finanza ha sequestrato pure la ditta individuale di Salvatore Brusca e la società Ve.Co.Si. a responsabilità limitata di Gaetano Troia ma intestata alla figlia. Era Sbeglia a procacciare i clienti, a gestsire i rapporti con i fornitori, a dirigere i lavori e gestire le operazioni finanziarie. Una in particolare ha insospettito gli investigatori, una strana operazione contrattuale,considerata per nulla o poco conveniente per i Ponte e assai vantagggiosa per gli Sbeglia. Con il contratto i Ponte hanno preso in gestione l’hotel Garibaldi dalla Cedam degli Sbeglia. Quando la Cedam, nel 2011, finì sotto sequestro sarebbe entrato in gioco Brusca al quale sarebbero state pagate fatture per 400 mila euro. Dietro, in realtà ci sarebbe la regia di Marcello Sbeglia, che con i bancomat intestati al suo presunto prestanome preleveva i soldi in contanti. Tutto ciò, sostiene l’accusa, con la consapevolezza dei vertici aziendali. Dunque, secondo l’accusa la famiglia Ponte avrebbe contribuito all’elevato tenore di vita di Sbeglia e famiglia
fonte: agenzie di stampa

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