Montelepre. Omicidio Licari, sentiti due testimoni ma nessuna novità
Nemmeno la testimonianza di due persone vicine a Baldassare Licari aiuta le indagini sull’omicidio dell’ex cantoniere in pensione assassinato il 4 novembre scorso nelle campagne tra Borgetto e Montelepre. Il pm Dario Scaletta, titolare dell’indagine, ha sentito due persone che avevano telefonato alla vittima nei giorni precedenti al delitto. Secondo il racconto dei familiari, con uno di loro, un ex collega, Licari avrebbe avuto un diverbio, ma la vicenda non è stata confermata dall’uomo ascoltato dal pubblico ministero. Anche l’altro testimone non ha dato nuovi spunti all’indagine e ha detto che nulla nel comportamento di Baldassare Licari faceva presagire a quanto è accaduto. Solo una frase, sembrerebbe sospetta: “sono gli altri che mi fanno stare male”, avrebbe detto all’amico che però non ha approfondito l’argomento. L’affermazione appare equivoca solo alla luce di quanto accaduto. Le indagini continuano e seguono tutte le piste: dall’usura alla mafia, da una lite per questioni di terreni alla sua attività di cantoniere, svolta nei territori tra la valle dello Jato e il corleonese. Proprio su quest’ultimo aspetto nei giorni scorsi si era concentrata l’attenzione degli investigatori. Baldassare Licari, infatti, avrebbe dovuto presenziare in un procedimento giudiziario in corso, avviato dalla Procura della Repubblica di Palermo, nei confronti del presunto responsabile di una strada abusiva sorta proprio nel corleonese. Licari, nel rispetto della sua professione, avrebbe denunciato alle autorità competenti, delle irregolarità sulla conformità del varco che era stato realizzato. Il pensionato di Montelepre, è stato freddato con una 357 magnum e una calibro 22, ma prima di essere brutalmente assassinato avrebbe preso il caffè con i suoi killer. I risultati dell’esame del dna disposto sulle tre tazzine trovate nell’abitazione di Licari e le indagini della polizia scientifica sui proiettili potrebbero dare una svolta alle indagini.