Processo D’Alì. Mafia e politica, riaperto il dibattimento, testimonia don Treppiedi

Mafia, politica, imprenditoria e chiesa, ci sono tutti gli ingredienti di uno spaccato di Sicilia tristemente conosciuto, le connessioni in questo caso riguardano dei noti personanaggi della provincia di Trapani. A testimoniarle è padre Ninni Treppiedi, di certo non uno stinco di santo, che è stato chiamato come teste al processo contro il senatore del PDL Antonio D’Alì accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La sentezza –i pm hanno chiesto 7 anni e 4 mesi- era prevista per oggi ma i pubblici ministeri Paolo Guido ed Andrea Tarondo hanno voluto sentire il prete coinvolto insieme ad altre 13 persone, nello scandalo per gli ammanchi milionari nella Diocesi di Trapani. Treppiedi che è stato sospeso dalla Santa Sede per cinque anni, ha riferito dei collegamenti tra D’Alì e diversi imprenditori indagati per mafia. Secondo quanto scrive livesicilia.it, il sacerdote ha riferito vicende che a parere dell’accusa riscontrerebbero alcuni capi di imputazione. Ha raccontato di presunti contatti di D’Alì con vertici delle istituzioni per ottenere l’allontanamento da Trapani dell’ex capo della Squadra Mobiole Giuseppe Linares, che dalla scorso settembre dirige il centro Dia di Napoli, ma già dal 2010 non fa più parte del gruppo di investigatori impegnati nella ricerca del boss Matteo Messina Denaro. Treppiedi ha anche raccontato che su incarico del senatore avrebbe dovuto avvicinare l’allora sindaco di Valderice Camillo Iovino per indurlo a negare di avere mai fatto da portavoce con lo stesso senatore delle richieste che dal carcere erano arrivate da Tommaso Coppola, imprenditore in odor di mafia, condannato. Tra gli episodi narrati c’è quello delle pressioni mafiose che D’Alì avrebbe fatto esercitare nel 2001 per indurre l’ex assessore regionale ai Beni culturali Nino Croce a rinunciare all’elezione all’Ars nella lista di Forza Italia, optando per il seggio nel listino del governatore Cuffaro. Tra gli incarichi svolti da padre Treppiedi per conto di D’Alì anche quello di convincere l’ex moglie del politico, Picci Aula a non riferire particolari sui rapporti con i Messina Denaro e sulle illiceità commesse nella vendita della Banca Sicula. Treppiedi e D’Alì sono stati vicini per tantissimo tempo e dunque il sacerdote -che è un frequentatore dei salotti buoni della Città- conoscerebbe a fondo gli affari del senatore. Il processo contro il senatore pidiellino si sta svolgendo con il rito abbreviato dinanzi al gup Gianni Francolini, al Tribunale di Palermo. Oltre a don Treppiedi, i pm Paolo Guido e Andrea Tarondo che hanno chiesto la riapertura del dibattimento, hanno chiamato come testimone dell’accusa anche Vincenzo Basilicò, cognato del sacerdote sul quale comunque gravano due indagini avviate sia dal Vaticano che dalla Procura di Trapani.

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