Monreale. Spaccio di droga all’ombra del Duomo. 11 arresti. Video e intercettazioni

Operazione antidroga dei carabinieri di Monreale che hanno arrestato questa mattina 11 persone per spaccio di stupefacenti, 6 in carcere e 5 ai domiciliari.
Le indagini erano partite inizialmente per reprimere il crescente fenomeno dei furti in abitazioni e degli attentati incendiari nel centro storico della cittadina.
L’attività investigativa ha portato a scoprire due gruppi di giovani monrealesi che collaboravano fra di loro.
Il primo, con a capo Claudio Alongi e  Piero Cassarà, dedito allo spaccio di cocaina, mirava a controllare anche il traffico di droga nel capoluogo, come testimoniano le intercettazioni telefoniche.

Il loro sistema di rivendita era costituito da figure ben “formate” e disponibili: il cugino Davide Adimino, il padre Carlo Cassarà, e Maria Leto alias Sofia, in grado di organizzare lo spaccio ininterrotto presso la sua abitazione.
Un gruppo capace di soddisfare immediatamente le esigenze dell’acquirente,  a qualsiasi ora diurna o notturna, di pretendere, con l’intimidazione, il saldo degli acquisti effettuati, ma in certi casi disposto perfino a risarcire il prodotto se non ritenuto all’altezza delle aspettative dei clienti.
Il secondo gruppo, controllato e diretto da Giovanni Pupella (90), era più orientato allo spaccio di hashish e più efficace nel radicato controllo del territorio. Pupella fungeva da leader, dava le indicazioni, non spacciava direttamente perchè sottoposto alla sorveglianza speciale. Il lavoro veniva svolto invece dal cugino omonimo (Giovanni Pupella cl. 92), incaricato di ricevere e controllare la merce dal fornitore palermitano Mauro Picarella e dal monrealese Cristian Madonia (già recentemente tratto in arresto per associazione a delinquere di stampo mafioso e figlio di Vincenzo, presunto capofamiglia di Monreale), Giuseppe La Corte, incaricato del taglio e del confezionamento e poi Daniele Massaro che, insieme ai primi due, interveniva solo per la cessione definitiva agli acquirenti.
Coinvolti, a diverso titolo, molti minorenni: spesso clienti abituali disposti ad investire la “paghetta” in stupefacenti, ma anche collaboratori affidabili, pronti a proteggere le attività delle reti di spacciatori, magari con l’ambizione di farsi strada nel gruppo. Numerosi gli episodi di spaccio in prossimità  delle scuole.

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