Partinico. Mafia, processo contro Alfonso Bommarito, denunciato da due vittime del pizzo
Ha preso il via questa mattina al Palazzo di Giustizia di Palermo, il processo celebrato col rito ordinario contro un affiliato della cosca dei “Fardazza” di Partinico. Sul banco degli imputati Alfonso Bommarito di Borgetto, accusato di essere il presunto estorsore della nota famiglia mafiosa dei Vitale. Bommarito è stato arrestato nell’ambito dell’operazione “The end” che colpì il mandamento mafioso dei due paesi confinanti. A puntare il dito contro Bommarito ci sono due imprenditori, Giuseppe e Giovanni Amato che hanno denunciato le intimidazioni subite, l’incendio di due autovetture e del portone di ingresso della loro abitazione. Fuoco che sarebbe servito a convincere i due a pagare il pizzo. Giuseppe Amato, interrogato dal pm Francesco Del Bene, stamani ha dichiarato di essersi opposto alle richieste estorsive avanzate da Alfonso Bommarito e di avere subito le intimidazioni appena due giorni dopo il diniego ed ha aggiunto che Bommarito si presentò nuovamente da lui, sostenendo che i suoi capi -i fratelli Vitale- non c’entravano nulla. In giornata sarà ascoltato anche Giovanni Amato che sicuramente confermerà le dichiarazioni del padre. I due imprenditori partinicesi si sono costituti parte civile al processo celebrato col rito abbreviato che ha visto imputati anche Giovanni Vitale, figlio del boss ergastolano Vito, condannato a sei anni, i fratelli Pietro e Giovanni Serra a quattro anni e Santino Lo Biundo che invece è stato assolto, mentre Alfonso Bommarito ha scelto l’ordinario. Giuseppe Amato in passato è rimasto coinvolto nelle indagini sul clan Vitale. Era infatti ritenuto uno degli imprenditori vicino alla famiglia mafiosa dei Vitale. Era stato arrestato ed ha scontato la sua condanna, ma dopo le intimidazioni ha deciso di denunciare; il figlio Giovanni invece è incensurato. Insieme si sono rivolti alla locale associazione antiracket ed antiusura Liberjato che gli ha fornito la necessaria assistenza e che con Libero Futuro ed Addiopizzo si è costituita parte civile al processo. Per Enrico Colajanni “la testimonianza di oggi è molto importante perché dimostra che nel partinicese si sta sgretolando il muro dell’omertà, ed assume ancora più valore se si considera che la vittima in passato aveva avuto rapporti e subito imposizioni dalla famiglia Vitale e perciò ha scontato anni di galera per concorso esterno. Tutti gli imprenditori e i commercianti dello Jato dovrebbero comprendere che denunciare è possibile e che se lo fanno in tanti saremo tutti più sicuri e liberi”