Binnu Provenzano non può andare al processo, ma potrebbe raccontare la verità sul “Patto”.

di Federico Orlando
Il boss dei boss, l’uomo che ha sorretto i vertici della mafia siciliana, astuto e potente a tal punto da reggere in latitanza per 40 anni, oggi è in coma vigile. Operato al cervello dopo essere stato in coma per 24 giorni è tecnicamente riuscita ma non è ancora tornato alla piena efficienza fisica. Reagisce agli stimoli, respira in maniera autonoma, ma non è in grado di parlare o alzarsi dal letto. I medici che lo hanno visitato hanno redatto una perizia che di fatto impedisce al boss di prendere parte al processo in corso sulla trattativa Stato Mafia, di cui lui è stato il protagonista assoluto. Secondo alcuni pentiti in virtù di quell’accordo Provenzano sacrificò anche la sacralità dell’amicizia, consegnando Totò Riina ai carabinieri, secondo un patto preciso che gli avrebbe garantito una sorta di tacita immunità, il che giustificherebbe anche i 40 anni di latitanza in Sicilia. Ma questa indiscrezioni, devono essere confermate ed il padrino di Corleone è il depositario della verità assoluta. Paradossalmente però i periti che da un lato lo hanno di fatto estromesso dalla partecipazione al processo, dall’altro hanno alimentato speranze. Hanno detto infatti che i postumi del Parkisonismo tra le diverse facoltà mentali potrebbe far diminuire nel cervello di Provenzano anche i freni inibitori. Di conseguenza, non appena il suo fisico glielo permetterà, è probabile che il padrino, se sottoposto a precise domande, potrebbe rispondere quasi senza accorgersene e dire la verità. Tecnicamente la patologia di cui è afflitto Binnu Provenzano determina nella psiche una maggiore vulnerabilità rispetto ai fatti segreti che il boss potrebbe svelare. Una notizia che certamente, pur rientrando ancora nel campo delle congetture sta già facendo tremare tanti altri protagonisti di quel patto tra lo stato e la mafia siglato dopo le grandi stragi.

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