Stato-mafia. Borsellino ucciso per “trattativa”, chiesta perizia su Provenzano
Il giudice Paolo Borsellino fu ucciso da Cosa Nostra per “proteggere la trattativa dal pericolo che il magistrato ne denunciasse pubblicamente l’esistenza”. Con queste parole, pronunciate ieri dal pm antimafia Antonino Di Matteo nel corso dell’udienza preliminare per la cosiddetta trattativa tra lo Stato e la mafia, la Procura replica alle eccezioni di incompetenza sollevate nelle ultime udienze dai legali di alcuni imputati tra cui l’ex ministro Nicola Mancino ma anche il senatore Marcello Dell’Utri che hanno chiesto di trasferire il procedimento in altra sede. Secondo il pool antimafia che indaga sulla trattativa e di cui, fino a poche settimane fa faceva parte anche Antonio Ingroia oggi in Guatemala, sarebbero infondate anche le questioni sulla competenza del Tribunale dei ministri avanzata dai legali di Mancino e da altri avvocati. Secondo Di Matteo le stragi del 1993 di Firenze e Roma “possono certamente considerarsi come commesse in esecuzione della minaccia a corpo politico dello Stato” pero’ sono reati della stessa gravita’ dell’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, ucciso nel marzo 1992 a Palermo. Nel corso dell’udienza preliminare il legale di Bernardo Provenzano, Rosalba Di Gregorio, ha chiesto al gup Piergiorgio Morosini una perizia psichiatrica sul suo cliente, tra i 12 imputati. Il gup ha accolto l’istanza dell’avvocato disponendo una perizia psichiatrica sul capo di Cosa Nostra arrestato nell’aprile 2006 dopo 40 anni di latitanza. Il gup si e’ invece riservato sulle eccezioni di competenza territoriale. Decidera’ il 4 dicembre, durante la prossima udienza preliminare.