Corleone, ritrovati i resti di Placido Rizzotto
Sono di Placido Rizzotto i resti scheletrici ritrovati e sequestrati nel settembre del 2009 nelle campagne di Corleone. Il Dna lo estratto da una tibia dello scheletro trovato in una foiba di Roccabusambra, a Corleone, accanto ad una cintura e ad una moneta di 10 centesimi coniata negli anni Venti, ha confermato che quei resti sono da attribuire al sindacalista della Cgil, ucciso dalla mafia il 10 marzo del 1948, dal boss di Corleone Luciano Liggio. Il Dna estratto dai resti ritrovati a Corleone è stato comparato con quello del padre di Rizzotto, Carmelo, morto anni fa. La compatibilità, dopo mesi e mesi di studi di laboratorio, ha dato ragione all’ipotesi avanzata dalla polizia. La scoperta arriva dopo anni di appelli da parte della famiglia Rizzotto, che ha chiesto di far luce sulla scomparsa dei resti che erano stati recuperati nel 1949 durante le indagini condotte dal giovane capitano dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Esponente del partito socialista, Rizzotto fu rapito a 34 anni mentre stava andando ad una riunione politica. Venne ucciso con un’iniezione letale somministrata dal medico-boss Michele Navarra, indicato come il mandante dell’omicidio. Impegnato a fianco del movimento contadino, che lottava contro la mafia e il latifondo, da segretario della Camera del lavoro di Corleone organizza la rivolta per l’occupazione delle terre che erano in mano ai mafiosi, sostenuti dal boss nascente Luciano Liggio, che farà sparire il corpo di Rizzotto, ritrovato dopo alcuni mesi. Liggio sarà assolto per insufficienza di prove, mentre Giuseppe Letizia, un bambino che faceva il pastore e che assistette all’assassinio, fu ucciso anche lui. Delle indagini si occupa l’allora giovane capitano dei carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa, che arresta due mafiosi, Pasquale Criscione e Vincenzo Collura, che prima confessano l’omicidio e poi si rimangiarono tutto. Anche per loro venne usata la formula dell’assoluzione per insufficienza di prove. . “Finalmente siamo riusciti a smontare l’ulteriore tentativo di cancellare la memoria di Placido Rizzotto e di depistare le indagini con false indicazioni sul luogo della scomparsa di mio zio”. Lo ha detto il nipote di Placido Rizzotto, suo omonimo, figlio di un fratello del sindacalista ucciso dalla mafia. “Il tentativo della mafia – ha proseguito – era di non farlo più ritrovare perche doveva essere un’esecuzione esemplare. Placido Rizzotto è diventato immortale per la storia d’Italia, ora abbiamo anche una tomba dove piangere il nostro congiunto”. Il sindaco di Corleone, Antonino Iannazzo, ha accolto con grande soddisfazione la notizia. “Si chiude – dice – un mistero italiano che abbiamo chiesto di risolvere allo Stato. Già ci avevano provato i carabinieri con altri resti trovati nelle foibe, ma non avevano estratto il Dna. Questo risultato, mi hanno spiegato gli investigatori, dà una certezza al 76 per cento. La famiglia, dopo tanti anni, avrà finalmente una tomba su cui piangere”.