CARINESE UCCIDE MOGLIE E FIGLIO E POI SI SUICIDA

Non si era mai rassegnato alla fine del suo secondo matrimonio e per diverso tempo ha perseguitato l’ ex moglie con continue incursioni sul luogo di lavoro, insulti e pressioni psicologiche. Fino ad arrivare a compiere la strage di ieri. Marcello Pistone, 48 anni, originario di Carini, Ilham Azounid, 32 anni, marocchina, e il figlioletto Rashid Pistone, che aveva compiuto due anni il mese scorso: sono le generalità delle persone coinvolte nella tragedia familiare avvenuta alla periferia di Bologna nel primo pomeriggio di ieri, quando, non si sa come, è uno degli aspetti che stanno ricostruendo gli investigatori della Squadra Mobile, l’uomo è riuscito a ricontattare la moglie e a farla salire sulla sua auto, una Skoda Fabia, insieme al piccolo. A mezzogiorno, quaranta minuti prima della strage, erano tutti e tre nella piazzetta della corte interna degli edifici di via della Guardia. “Erano tranquillissimi. Giocavano col bambino” raccontano i vicini. Poco dopo “cinque colpi”. I tre sono finiti nel garage del condominio dove marito e moglie avevano vissuto fino a quando non si erano separati. E lì si è consumata la strage. Pistone ha sparato alla donna e al bambino che era in braccio sul sedile del passeggero accanto al posto di guida. Poi è sceso dall’auto, ha fatto qualche passo e ha rivolto l’arma contro se stesso, suicidandosi. L’uomo ha esploso diversi colpi contro l’ex moglie, due quelli che hanno raggiunto il bambino. La ‘querelle’ per la separazione – hanno confermato gli inquirenti – risale al 2008, quando il bambino non era ancora nato. Già nell’aprile di quell’anno Pistone, dopo una serie di liti familiari, aveva denunciato la moglie per allontanamento dalla casa coniugale, ed erano poi seguite denunce e controdenunce tra i due, fino al temporaneo arresto dell’uomo nell’ottobre scorso. Per cercare di fermare la follia aggressiva di Marcello Pistone, era dovuta intervenire in più di un’occasione anche la polizia, tanto che il 21 ottobre scorso, dopo un ennesimo appostamento, nel luogo in cui lavorava la donna, era stato arrestato per stalking. Arresto richiesto dal pm e non convalidato dal Gip. A rimettere a piede libero Pistone sarebbe stato un fatto di “procedura”. Secondo quanto è stato spiegato, il reato di stalking prevede infatti l’arresto facoltativo ed è procedibile su querela di parte. In quella data non c’era stata querela da parte della donna (che però aveva fatto ben cinque querele nei venti giorni precedenti per fatti analoghi. L’ultimo episodio con querela era di due giorni prima). Per Pistone dunque, solo alcune misure restrittive (purtroppo del tutto inutili, alla luce del massacro di cui si è reso responsabile), tra cui il divieto di avvicinarsi all’ex moglie. Un rapporto che per la giovane marocchina si era trasformato in un incubo e che l’aveva spinta a chiedere aiuto in più di un’occasione. Attualmente la donna, con il bimbo, era seguita dai servizi sociali e aveva avuto ospitalita’ in una struttura protetta. Ma tutto è stato inutile. Resta anche il dubbio di come fosse riuscito Marcello Pistone ad impossessarsi di quella calibro 7,65, intestata a una persona che viveva a Roma, con cui ha compiuto il massacro e che deteneva senza regolare porto d’armi. I familiari di Pistone, originario di Carini, non avevano più da tempo rapporti frequenti con lui, forse perché non avrebbero condiviso alcune sue scelte fatte prima di lasciare il paese in cui vive ancora l’anziana madre, ancora ignara della tragedia (fino a questa mattina sapeva solo che il figlio si trovasse in gravi condizioni in ospedale) e i due fratelli Giuseppe e Gaetano, quest’ultimo noto tipografo. Pare, infatti, che Marcello Pistone a Carini, città in cui tornava solo d’estate, fosse già stato sposato; dal precedente matrimonio aveva avuto tre figli che attualmente vivono tra Palermo ed Alcamo. Dopo la separazione con la prima moglie, avvenuta circa 13 anni fa, Pistone avrebbe deciso di cedere il negozio di bomboniere che gestiva da qualche tempo e di partire in giro per il mondo. Sarebbe stato prima in America, dove vive un altro suo fratello, Giuseppe, e dopo aver girovagato in lungo e in largo, circa 7-8 anni fa, si sarebbe stabilito a Bologna, dove aveva lavorato nel settore della ristorazione, come camionista ed anche come manovale. Evidentemente aveva cercato di rifarsi una vita purtroppo finita in un giorno di inimmaginabile follia. Marcello Pistone lo conoscevano tutti a Carini e in paese c’è ancora tanto sgomento per quanto accaduto. Anche il sindaco Giuseppe Agrusa, cugino dell’omicida suicida, si dice ancora sconvolto per quanto accaduto. “Sebbene non lo sentivo da tempo, ne sapevo che fine avesse fatto, mai – ha detto il primo cittadino – ci saremmo aspettati di ricevere una notizia simile. LE IMMAGINI NEL TG DI OGGI

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